Marmi simbolo del Carso: dopo quella di Petrovizza gli scavi in altre due cave

Una tradizione diventata emblema del territorio e che adesso rappresenterà Monrupino nel contesto del Festival della Landa carsica

La cava di Petrovizza
La cava di Petrovizza

Una tradizione diventata emblema del territorio e che adesso rappresenterà Monrupino nel contesto del Festival della Landa carsica; una manifestazione che si concluderà domenica prossima, coinvolgendo 17 comuni della fascia transfrontaliera e che costituisce la fase propedeutica alla realizzazione del Geoparco Carso-Kras. Parliamo delle cave, attività estrattiva dall’aspetto economico rilevante, accanto al quale continua a esercitare anche un grande fascino l’elemento storico, con la lavorazione del marmo in Carso nel segno degli artigiani locali.

Cave di pietra: risorse e ferite nel cuore del Carso
Il cuore della cava Brusich, la cava di Aurisina, l’impianto in Val Rosandra dismesso e un’immagine d’epoca in via dei Templari (Lasorte)

 

Sotto questo profilo, i fratelli Michele e Gabriele Deste, rispettivamente presidente e vice della Marmi Repen srl e della Repen Scavi srl, sono i migliori testimoni di una storia che a Monrupino ha profonde radici.

«Nostro nonno, Emilio Skabar – raccontano con orgoglio – era il titolare della Cooperativa formata da 11 soci che, per 35 anni, lavorò nella cava, la Petrovizza, ora gestita da noi dopo averla rilevata da un precedente imprenditore».

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Il sito delle cave romane continua a produrre (Lasorte)

A parte un breve periodo, insomma, per i fratelli Deste la cava Petrovizza rappresenta una componente della loro vita, alla quale sono legati ricordi ed emozioni. Anche perché la cava Petrovizza, che gli abitanti della zona chiamano familiarmente Java, vicino al confine amministrativo fra i comuni di Monrupino e Sgonico, è spesso meta di visite guidate, che riscuotono sempre un notevole successo.

«Fin dai primi dell’800 il lavoro dell’estrazione del marmo dalle cave costituiva la più importante attività economica di tutta l’area di Monrupino», ribadiscono i fratelli Deste. Ma Michele e Gabriele guardano al futuro: «La nostra realtà imprenditoriale attualmente vede la presenza di 8 dipendenti alla Marmi Repen e altrettanti alla Repen Scavi – precisano – In questo momento stiamo lavorando anche alla cava Babce, mentre nel 2025, cioè fra pochi mesi, contiamo di riavviare anche la cava Vecchia».

Sono tre i marmi che escono dall’area estrattiva della Marmi Repen: il Repen fior di mare calcareo, resistente per esterni, il Babce Repen, un calcare che, rispetto al primo, cambia colore e resistenza, e il Repen che esce dalla cava Vecchia, di colore più chiaro.

«La ripresa dell’attività estrattiva ha sempre rappresentato uno dei miei obiettivi – ricorda Tanja Kosmina, sindaco di Monrupino – e già nel mio primo mandato, nel corso del quale ho guidato l’amministrazione comunale, mi sono impegnata a fondo per ridare vigore a un settore che può costituire, per tutto il nostro territorio, sia un simbolo di distinzione, sia uno sfogo professionale per i giovani. Incrementando il mondo delle cave di cui il Carso è ricco, infatti, si potrebbe creare un vero e proprio filone produttivo al quale i giovani del posto potrebbero aspirare. Sono una nostra bandiera, come le nozze carsiche».

Oggi trovare operai specializzati nel comparto non è facile, come evidenziano i Deste, ma in futuro, creando le giuste strutture, le cose potrebbero cambiare in senso positivo. —

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