Maschere veneziane, “nudi” artistici di Mohor
Una maschera, vari soggetti, molte identità. Un gioco di pose, pensieri e ombre, trama che il fotografo triestino Gianni Mohor tramuta in una mostra dal titolo “Un volto, tanti corpi”, la cui vernice è in programma oggi, alle 18, nella sede del ristorante Salvator Dalì, in riva Gulli 4.
Incastonata nella rassegna annuale “Le Vie delle Foto”, l’esposizione riflette la personale e intensa ricerca di Gianni Mohor, artista partito giovanissimo dalla gavetta in un negozio di foto–ottica e passato poi a privilegiare i temi che parlano di movimento e respiro artistico, giungendo a una sorta di “specializzazione” nel campo della danza e delle rappresentazioni teatrali, uno dei percorsi professionali avviati alla guida dello studio L’Immagine.
La mostra parte dal pretesto di una maschera veneziana acquistata da un antiquario e si articola in un viaggio di sfumature e luci abitate da “modelli per caso”, celati ma non nascosti. «I soggetti ripresi non sono riconoscibili – spiega Gianni Mohor – e ciò consente al visitatore di individuarli in un gioco di luci e movimenti. Si tratta di nudi artistici – ha aggiunto l’artista - dove le persone ritratte sono tante ma l’unica cosa in comune è il volto».
Insegnante e produttore di diverse opere basate su proiezioni in dissolvenza incrociata, Gianni Mohor ideò negli anni Ottanta la singolare mostra dal titolo “L’uomo del sì”, coinvolgendo fotografi anche dal resto delle regioni italiane, progetto colorato dalle visioni e momenti colti nei pionieristici reportage dei matrimoni. “Un volto, tanti corpi” resterà aperta al pubblico sino al 31 ottobre. Informazioni allo 040–2600713 o su www.facebook.com/giannimohor.
Francesco Cardella
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