Massaro: bisogna ripartire dalle ossa gettate nel canale

Bisogna partire dal luogo del ritrovamento dei resti del cadavere. È importante perché può fornire significative indicazioni sui rapporti tra la vittima e il suo assassino».
Lo spiega il dottor Luca Massaro, specializzato in medicina legale e delle assicurazioni, un master in criminologia e psichiatria forense, esperto in scienze criminologiche. Assieme al professor Matteo Borrini, archeologo e antropologo forense, è consulente tecnico di parte civile nominato dalla famiglia di Ramon Polentarutti, nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dalla Procura di Gorizia per l’esecuzione delle analisi sui frammenti ossei e sui reperti sequestrati in via Carducci.
Il dottor Massaro non entra nel merito specifico della vicenda, per evidenti motivi di riservatezza legati all’incarico ricevuto, ma ne offre una lettura scientifica per cercare di dare un senso agli eventi.
Quindi si chiede: «Perché il sacco contenente parte dei resti di Ramon Polentarutti è finito nella centrale termoelettrica? Come ci è arrivato? L’unico dato incontestabile che al momento abbiamo a disposizione è proprio il sacco di ossa trovate. È da qui che si deve iniziare a porsi gli interrogativi».
Una cosa è certa, continua: «C’è sempre un rapporto tra vittima e assassino, ma ne vanno comprese la tipologia ed il livello di intensità».
Massaro fa riferimento al modello investigativo messo a punto dagli esperti dell’Fbi, Jhon Douglas e Allen Burgess, che negli anni ’70 hanno definito un metodo statistico in ordine ai comportamenti dei killer. «Sono tre sostanzialmente i comportamenti di un assassino - spiega -. Far capire dove sia il cadavere, lasciandone magari anche delle tracce, per offendere i famigliari della vittima e colpire ulteriormente la stessa vittima, come pure l’emotività di chi in qualche modo trova il corpo o parti di esso. C’è poi chi abbandona il cadavere in un luogo di facile accesso a prescindere dal tipo di rapporto con la vittima. E chi, invece, lo nasconde poichè esiste un effettivo rapporto con la vittima e non vuole pertanto che si possa risalire a lui». Il delitto di Ramon Polentarutti, osserva l’esperto, offre al momento un solo elemento, il sacco trovato nella centrale: «In questo caso c’è ben poco a disposizione. Non esiste, ad esempio, la scena del crimine, nè abbiamo un cadavere integro. Mancano elementi per poter stabilire il vero rapporto tra vittima e assassino». (l.b.)
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