Materna “Barelli”, la verità dell’ex direttrice
In verità, in verità... «Qui si pretende di dare delle verità che non lo sono». Angela Ferro, direttrice della scuola materna Armida Barelli fino al maggio 2011, contesta il “verbo” fornito dalla Diocesi di Trieste sulla chiusura dell’asilo parrocchiale di viale Terza Armata dopo 46 anni contro cui si battano i genitori dei 30 bambini e i 5 dipendenti della cooperativa Orsa. «Don Paolo Rakic non ha colpe. È arrivato dopo ma non dice la verità», attacca Angela Ferro che per 5 anni ha diretto la scuola Barelli provenendo dagli asili comunali. «Ho trovato un ambiente splendido e una scuola che funzionava perfettamente», racconta l’ex direttrice che si appella all’ottavo comandamento. Che, fino a prova contraria, dovrebbe valere anche per i parroci. Non risultano “dispense” particolari nel caso di scuole materne. Attorno all’annunciata chiusura (il 30 giugno prossimo) dell’asilo Barelli di viale Terza Armata ci sono verità che non coincidono. E conti che non tornano. Don Rakic, rappresentate legale dell’asilo e amministratore della Parrocchia della Beata Vergine del Soccorso, invia la sua risposta dall’ufficio stampa della Diocesi a dimostrazione che non si tratta di una questione solo parrocchiale.
«La scuola versa in una situazione di perdita nel bilancio che perdura da oltre un decennio», scrive il sacerdote. Vero o falso? Sostiene l’ex direttrice: «La scuola si trovava in pari di bilancio fino al momento in cui il governo tagliò drasticamente i fondi alle scuole paritarie». La questione amministrativa: «Le ordinanze della Soprintendenza, che dispongono il ripristino di alcune parti dell'immobile, rendono automaticamente la struttura dell'asilo non più conforme alle normative di legge in materia», dice don Rakic. Vero o falso? Quello che il parroco non racconta è il motivo per cui lo storico edifico (stile liberty) è stato manomesso. L’importante è che non si parli di speculazione edilizia come fanno i genitori dei bambini sfrattati. «Nell'anno scolastico 2010/11 - racconta l’ex direttrice - fu chiamato un perito per valutare la messa in sicurezza della struttura. Tutte opere fattibili senza spese elevate e che potevano essere realizzate senza interferire con la normale vita di scuola. Don Carlo fu messo al corrente sulla necessità di questa spesa e l'approvò. Nel novembre 2010 fu designato dal vescovo Giampaolo Crepaldi quale legale rappresentante della scuola don Luis German Okulik il quale parlò subito di chiudere la scuola. Io lasciai la scuola il 19 maggio 2011 con una lettera di licenziamento immediata. Combattei assieme ai genitori e alle operatrici affinchè la scuola continuasse a vivere. Due genitori consegnarono al vescovo una lettera (di cui conservo copia) nella quale gli spiegavano e gli ricordavano il valore della scuola cattolica».
Eccolo l’epilogo. «Nell'estate di quell'anno fu smantellato internamente tutto l'edificio e in un'ala fu ricostruita una piccola scuola che andò in funzione con l'anno scolastico seguente con un giardino inagibile a differenza dell'originario ,spazioso e pieno di alberi e piante. È a questo punto che è intervenuta la Sovrintendenza. L’edificio di gran pregio è ridotto a un cumulo di macerie». Sostiene don Rakic: «La villa di viale III Armata non è mai stata donata alla parrocchia, ma è stata acquistata dal parroco di allora con regolare contratto di compravendita. Vero o falso? «In verità villa è stata venduta alla Chiesa a un prezzo simbolico con l’obbligo di essere trasformato in un asilo per bambini - spiega Angela Ferro -. Prima della sua devastazione ne ospitava 70. Il doppio di quelli attuali».fa.do.)
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