Maxi bolletta non pagata: chiude Pipolo in Viale

I gestori sostengono di aver abbassato le serrande per qualche giorno di ferie di natalizie. L’AcegasApsAmga dà però una lettura ben diversa, riconducendo lo stop dell’attività al taglio della fornitura dell’acqua. Sì perché, secondo la multiutility, “Pipolo”, la nota gelateria di viale XX Settembre, non paga le bollette da circa due anni e ha quindi accumulato un debito di decine di migliaia di euro. Al punto che, dopo vari solleciti, AcegasApsAmga ha deciso di chiudere i rubinetti. Niente più forniture, insomma, fino che il conto non verrà saldato. Anche perché la vicenda si trascina da mesi senza alcuna soluzione.
È un autentico braccio di ferro, insomma, quello che ruota attorno alla chiusura della gelateria in Viale. I gestori, che chiedono l'anonimato, danno però un’altra versione del mancato pagamento della maxi bollette. Nel locale, a loro dire, era in atto uno spandimento, che avrebbe fatto schizzare in su i consumi, e di cui nessuno si è mai accorto. Possibile? Per nulla, afferma AcegasApsAmga. Il problema sarebbe molto più semplice: bollette mai pagate, appunto. O solo di rado, ma per importi di qualche centinaia di euro appena, versati nel 2015. Il contratto di fornitura risulta comunque intestato a un’impresa, la “Armenia Ice srl”.
L’ultimo conto è stato liquidato regolarmente appena nel 2014. Risultano invece arretrate tutte le fatture del 2015 e del 2016. In tutto quel periodo la società fornitrice non ha ricevuto alcuna segnalazione di perdite. Nessuna denuncia, nonostante esista la possibilità di rifarsi su un’assicurazione per eventuali guasti. Nulla di tutto ciò. Anzi. AcegasApsAmga, contattata dal giornale per avere spiegazioni in merito all'accaduto, spiega: «Ci sono stati sei solleciti, con tanto di raccomandata, in cui si domandava ai gestori di pagare. Dopo il sesto tentativo, i tecnici della società si sono presentati nel locale per staccare l'acqua. Per due volte». E per due volte gli addetti sarebbero stati respinti “fisicamente”. Nonostante quanto avvenuto, gli uffici della multiutility non hanno avuto evidenza di alcun contatto. Nessuna domanda di rateizzazione del debito. Che invece parte, a inizio 2016, dalla multiutility del Gruppo Hera, a cui però i titolari del locali non avrebbero dato corso.
Ma il 19 dicembre scorso i tecnici, ritornati sul posto, riescono a chiudere le forniture. Solo a quel punto i gestori decidono di mobilitarsi inviando una lettera allo sportello clienti firmata da un avvocato; ma che, per inciso, invece dovuto essere indirizzata al recupero crediti. Un dettaglio, comunque, che non sposta di una virgola le responsabilità delle parti in causa. Nel testo, che porta la data del 20 dicembre, il legale ammette lo scoperto di decine di migliaia di euro «a causa degli eccessivi costi addebitati nelle bollette», che sarebbero stati originati «dal malfunzionamento degli apparecchi refrigeranti». La srl propone quindi un pagamento di 5 mila euro, da liquidare il 23 dicembre, e una dilazione del residuo in rate di mille euro a partire dal 15 gennaio. Ma l’avvocato non riceve riposta e due giorni dopo scrive un’altra mail. L’Acegas conferma il contatto avvenuto con il legale, ma al momento non risultano accordi su una rateizzazione. La multiutiliy comunque è disponibile a un piano di rientro in grado di sanare l'ammanco nel giro di qualche mese.
Per ripristinare la fornitura idrica è necessario che l'Armenia Ice saldi gran parte della somma. Ad oggi non ci sarebbero ancora versamenti e i rubinetti restano chiusi. Acegas, da quanto si apprende, avrebbe applicato le regole, quelle che valgono per tutti, «per ragioni di equità». Si può chiudere un occhio con chi non paga dal 2014? Sono due anni di insoluti: la gelateria era in crisi? Il guasto si è verificato davvero? I responsabili della nota gelateria, ribadendo il proprio anonimato, si limitano a dire, per voce di una signora che si fa chiamare Anna ma rifiuta di dare il proprio cognome, che la «vera questione è lo spandimento». «Ci sono perdite, ma ora abbiamo chiesto di dilazionare la cifra - afferma ancora - con un piano di rientro. Ci domandano intanto il 60%, ma non siamo in grado di pagare. Ho detto all'Acegas che abbiamo cinque dipendenti a casa, mi hanno risposto che non è un problema loro. Non ci ascoltano. Comunque riapriremo presto il locale, già la prossima settimana»È.
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