Maxi discarica abusiva scoperta a Rozzol Nel “mare” di rifiuti amianto e idrocarburi

Una maxi-discarica abusiva con 4 mila metri cubi di rifiuti a Rozzol, una quantità sufficiente a coprire un intero campo di calcio per mezzo metro d’altezza. Ora è tutto sotto sequestro e gli investigatori stanno lavorando per capire come si sia potuto formare un simile cumulo di materiale e, soprattutto, a chi siano attribuibili le responsabilità.
Accertamenti scattati grazie ad alcune segnalazioni arrivate al Nucleo di Polizia ambientale della Polizia locale. Le indagini sono partite alla fine di marzo e si sono sviluppate con il coordinamento dal sostituto procuratore Chiara De Grassi. La discarica abusiva si trova nell’area dell’ex comprensorio artigianale tra via Grimani (il riferimento è il civico 42) e via Cumano, in buona parte abbandonato. Alcuni dei capannoni, però, continuano ad essere utilizzati da imprese triestine come deposito di materiale edile e come deposito temporaneo di rifiuti.
Il lavoro investigativo ha portato allo scoperta di un’area molto vasta composta da vari capannoni, su una superficie di circa 10 mila metri quadri, utilizzata per il deposito di rifiuti di vario genere, ma che era stata resa «nel corso del tempo – ha puntualizzato ieri in una nota la Polizia locale di Trieste – una vera e propria discarica».
Nei giorni scorsi una minuziosa perquisizione ha permesso di far emergere in tutta la sua evidenza il grave stato di degrado della zona, invasa dai rifiuti, alcuni dei quali classificati come pericolosi, amianto compreso, e inquinanti (idrocarburi). La perquisizione è durata dodici ore, dalle 7 alle 19, il tempo necessario a catalogare il materiale scoperto, del quale si può avere un’idea vedendo le foto che pubblichiamo in alto e che sono state scattate dalla stessa Polizia locale durante l’intervento.
Almeno 300 pneumatici fuori uso, svariati metri cubi di amianto, centinaia di barattoli di vernice, pittura e smalti (alcuni aperti e ancora parzialmente pieni), rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (frigoriferi, lavatrici, condizionatori e altro). Poi, diversi barili di idrocarburi dai quali fuoriusciva il liquido inquinante, centinaia di metri cubi di cartongesso, plastica e polistirolo, oltre 300 metri cubi di calcinacci e rifiuti edili di vario genere. Infine, carcasse di auto e batterie di veicoli vari.
L’area e i rifiuti sono stati posti sotto sequestro: si parla come detto di un terreno di circa 10 mila metri quadri e secondo il calcolo della la Polizia locale il quantitativo di rifiuti risulta pari a 4 mila metri cubi. Ora le indagini proseguono nel più stretto riserbo per individuare tutte le ditte edili – si stima fossero una decina – che hanno utilizzato nel corso degli anni come deposito quell’area. Il proprietario di quest’ultima è stato già sentito ed è risultato all’oscuro delle irregolarità: non è quindi coinvolto nell’indagine.
Alcune imprese, stipulando appositi contratti per l’utilizzo, si comportavano in modo corretto, depositando nei capannoni i materiali edili e i rifiuti da tenere solo temporaneamente e da smaltire altrove in un secondo momento. Ma altre, stando alla ricostruzione della Polizia locale, avrebbero usato l’area in modo non regolare, sia per quanto riguarda la tipologia di rifiuti che i tempi del suggestivo smaltimento: non a caso il materiale è ancora lì.
Sono due le imprese edili nel registro degli indagati a cui verrà contestato l’articolo 256 del Decreto legislativo 152 del 2006, ovvero gestione di rifiuti non autorizzata, ma il lavoro investigativo è ancora in corso per identificare altre ditte che, negli anni, potrebbero aver contribuito a trasformare quella zona in una discarica abusiva.
L’ambientazione dell’area sottoposta a sequestro è degna del più classico fra i film noir. Alla fine di via Cumano c’è il capolinea della linea 18. Da lì, risalendo verso sinistra dalla valle di Rozzol, si dipana via Grimani, una strada caratterizzata da complessi di case di una bellezza quasi inglese, una serie di villette e condomini dai giardini curati e dalle inferriate dipinte a fresco che fanno pensare a quanto sia rilassante la vita di periferia. A destra la vecchia stazione ferroviaria di Rozzol e poi, subito dietro un sottopasso assomigliante più a un cunicolo, la stessa via prosegue, ma la geografia del rione cambia repentinamente. La mappa del degrado è rappresentata dal solito schema: capannoni abbandonati dietro a inferriate arrugginite e fatiscenti, con la vegetazione che prende il sopravvento sui magazzini lasciati al proprio destino. Da dietro la cancellata, detriti accatastati alla bell’e meglio fanno pensare alla gloria industriale del tempo che fu, avvalorata da indicazioni inerenti vecchi magazzini industriali e officine meccaniche. Una serie di lucchetti sbarrano la strada agli arditi che volessero avvicinarsi a quella foresta di tetano. Poco sopra la stradina, tanto breve quanto ripida, si giunge su via di Montebello, a una palestra e da lì al campo sportivo sportivo “Nino Modolo”. —
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