Medaglie, grigliate e memorabili dormite sulla grande amaca tra gli abeti secolari

il reportage
Non poteva essere che quello il simbolo dello Yacht Club Čupa: l’omonima imbarcazione, ricavata dal ventre di un tronco di abete scavato per intero, con la quale per secoli gli abitanti della costa adriatica si sono calati nelle acque marine che vanno da Trieste alla Dalmazia, alla ricerca di tonni e di altre fonti di sostentamento ittiche. Di čupa - o zoppoli in italiano -, oggi esistono solo tre esemplari al mondo. Uno di questi segna l’ingresso del circolo nautico di Sistiana, in fondo alla strada che dal centro scende nella baia. Gli altri due esemplari superstiti, costruiti ad Aurisina alla fine dell’Ottocento, sono custoditi rispettivamente al Museo del mare di Trieste e in quello etnografico di Lubiana.
«Il nostro zoppolo è il più recente», spiega Nada Cok, presidente del circolo e volto noto della Rai regionale, mentre fa da Cicerone durante la visita in sede. «Vent’anni fa sono andata alla ricerca del tronco più adatto allo scopo assieme all'allora presidente Marino Košuta, che ha guidato la società per diciotto anni, e al nostro socio Boris Grilanc - prosegue -. Ci siamo rivolti a un’azienda che aveva la concessione per abbattere gli alberi della foresta del monte Nevoso, in Slovenia. Grilanc è il socio che ha costruito la nostra čupa; di mestiere fa il falegname. L’aspetto filologico è stato curato invece dal capitano Bruno Volpi Lisjak, autore di diverse pubblicazioni sugli zoppoli e sulla pesca del tonno nel golfo di Trieste, che a Santa Croce è rimasta in voga fino agli anni Cinquanta. È nello spirito del club conservare la memoria delle persone che vivevano con il mare». Come è noto a queste particolari piroghe dell'Adriatico ancora oggi è intitolata una delle spiagge ai piedi della strada costiera, quella di Canovella degli zoppoli, appunto. La descrizione dello spirito del club è completata dal socio e «marinaio» Vojko: «Non siamo ricchi ma abbiamo cuore».
I colori presenti sul guidone del Čupa sono bianco, blu e rosso, gli stessi presenti sulla bandiera della Slovenia, e che in passato hanno pure creato qualche intoppo bucrocatico. Il circolo Čupa è fondato a Trieste nel 1973. Il primo direttivo vede Niko Kosmina presidente, Bojan Pavletic vice, Franko Drasic direttore sul mare, Janko Hrovatin segretario e Dario Bensi direttore di sede. Nel 1977 il Čupa si iscrive all’Unione delle associazioni sportive slovene in Italia. La Federazione italiana della vela, nel frattempo, ne rifiuta l’approvazione, sia perché il titolo ufficiale è quello di circolo nautico, sia perché un articolo dello statuto sociale afferma si tratti di una società slovena. Un’assemblea straordinaria è così convocata per approvare un nuovo articolo, dove si specifica che i soci sono cittadini italiani di nazionalità slovena. Articolo, quest’ultimo, eliminato nel 1985, durante un’occasione analoga: in quell’anno il Čupa è così definitivamente accettato dalla Fiv. Il passaggio all’attuale nome, Jadralni klub-Yacht club Čupa, avviene invece nel 1982.
Anno dopo anno il club accumula presenze nella squadra nazionale, sia nelle classi giovanili che in quelle olimpiche. Ma accanto a quelli storici ci sono i successi sportivi più recenti. Nel 2016 Simon Košuta e Jaš Farneti, dopo vari ori tra nazionali, europei e mondiali, tentano una campagna olimpica. L’anno successivo la barca Horus di Nadia Canalaz e Lino Milani, un’imbarcazione a vela di tipo “2m marine 45”, chiude terza ai mondiali Orc. Dopo aver acquistato la loro prima barca Ali babà nel 1994, i coniugi Canalaz e Milani non hanno più smesso di regatare; con Horus partecipano abitualmente a diverse gare in Italia e in Croazia. Concluso il campionato europeo di 420, l’equipaggio misto composto da Giorgia Sinigoi del Čupa e da Sara Zuppin del Sirena ha dal canto suo appena replicato la partecipazione al mondiale, avvenuta anche l’anno scorso, in Australia. Quest’anno Giorgia e Sara sono state invece a Corpus Christi, in Texas, piazzandosi al quinto posto al mondo. «Una menzione a parte meritano i navigatori. Alex Bezin, Devan Košuta e Sandi Renko hanno attraversato l’Atlantico. Jasna Tuta e famiglia vivono a bordo della loro barca Calypso, nel Pacifico. L’Egeo è meta di Franco e Marina Lutman. Ma tra le rotte più gettonate c’è ovviamente la Dalmazia».
L’altra faccia delle numerose medaglie è costituita dalla vita associativa, che si svolge tra il chiosco «Waca Baraca», ex stazione meteorologica del governo Alleato, e l’enorme amaca issata tra gli abeti centenari: «Generazioni di čupisti vi si sono riposati, durante quei pomeriggi di canicola in cui non si muove niente». La scuola di vela accoglie bambini dai 6 agli 11 anni, poi «chi cresce deve passare all’attività superiore. Parecchi agonisti vanno all’università o trovano lavoro: molti diventano così istruttori. Questi ultimi sono tutti nostri, ne siamo orgogliosi». Mirko Juretic, classe 1995, studia Scienze dei materiali all’Università di Padova. Assieme al gruppo Metis vela Unipd ha progettato e costruito un’imbarcazione high-tech, con cui la squadra sfida quelle degli altri atenei.
Passando alle regate, il Čupa ogni anno ne organizza principalmente per gli optimist, come il trofeo “baia di Sistiana”, a ottobre. Due regate sociali sono riservate ai tesserati mentre a giugno ha attirato 30 equipaggi per 150 persone la tradizionale regata notturna Sistiana-Pirano-Sistiana, per le barche d’altura: «Dall’una di notte alle otto del mattino successivo i volontari servono caffè e brodetto ai regatanti, man mano che rientrano. Ma ogni occasione è buona per stare assieme. La cena sociale è uno dei momenti più sentiti. Quando è arrivato il nuovo furgone, grazie al contributo della Regione, abbiamo organizzato una festa con tutti i ragazzi». Fondamentale è lo spirito di collaborazione con le altre società del Comune di Duino Aurisina, tanto che l’anno scorso è stata avviata la regata “socialona”, cui hanno partecipato 400 persone di tutti e dieci i club, riversatesi poi nel cortile del Čupa per grigliare. —
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