Medici senza frontiere, arrivano le carte

L’Arcidiocesi ha presentato la documentazione integrativa per richiedere l’autorizzazione in precario
Bumbaca Gorizia 11_01_2016 GO San Giuseppe container profughi Medici Senza Frontiere © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 11_01_2016 GO San Giuseppe container profughi Medici Senza Frontiere © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Il Comune aveva chiesto un’integrazione alla documentazione presentata per ottenere la necessaria autorizzazione edilizia per il centro (i container) di Medici senza frontiere. E l’aveva chiesta, come si ricorderà, all’Arcidiocesi di Gorizia in quanto proprietaria del terreno su cui sono stati allestiti i moduli abitativi.

Ieri pomeriggio, la stessa Arcidiocesi ha diramato un comunicato stampa in cui annuncia che venerdì 13 maggio ha depositato all’Ufficio Protocollo del Comune di Gorizia la «documentazione integrativa richiesta in data 15 aprile scorso dagli uffici comunali in merito all’autorizzazione temporanea in precario per la realizzazione della struttura temporanea di prima emergenza-ricovero per richiedenti asilo nel cortile di pertinenza dell’immobile ubicato in Gorizia, via Vittorio Veneto n.74–via dei Grabizio n.1 denominato “San Giuseppe”».

Poche righe ma che evidenziano come l’Arcidiocesi ha fatto la sua parte. Ora, gli uffici comunali hanno trenta giorni di tempo per dare (o meno) l’autorizzazione in precario alla struttura di accoglienza.

Sullo sfondo, le dichiarazioni dei giorni scorsi del sindaco Ettore Romoli. «La pratica - erano state le sue parole - deve essere svolta dal tecnico con gli stessi identici criteri che vengono utilizzati quando è in esame una qualsiasi pratica urbanistica di un qualsiasi, comune cittadino. La verità è che la Regione ha evidenziato incapacità nel trovare una soluzione che avrebbe dovuto coinvolgere la Protezione civile regionale o nazionale: altro che colpa del Comune di Gorizia e del suo sindaco!». Romoli aveva affondato il colpo: «La struttura di Msf, oggi, potrebbe avere dei problemi in quanto sembra non rispondere ai requisiti di legge. La Regione che fa? Sta cercando di esercitare una pressione indebita sul sottoscritto perché influenzi il funzionario a rilasciare la licenza. Ricordo a tutti che il sindaco di Lodi è detenuto a San Vittore per aver esercitato una pressione su un dirigente perché, nel suo caso, voleva avviasse un atto amministrativo diverso da quello che il funzionario avrebbe potuto o dovuto fare. A Torrenti dico: io non sto facendo altro che il mio dovere, astenendomi da qualsiasi ingerenza sugli uffici comunali. Trovi lui una soluzione. Sia l'assessore regionale all'Immigrazione a scegliere la strada giusta, senza scaricarci addosso responsabilità». (fra.fa.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo