L’allestimento di Memorie di un museo in gara per il Compasso d’Oro

A firmarlo le architette triestine Paola Fortuna e Chiara Lamonarca che hanno scelto soluzione immersive, non digitali

Alex Pessotto
Chiara Lamonarca, Paola Fortuna e i collaboratori Giovanni Capra e Giulia Saccon
Chiara Lamonarca, Paola Fortuna e i collaboratori Giovanni Capra e Giulia Saccon

Lo scorso anno, palazzo Attems Petzenstein ha ospitato la mostra “Memorie di un museo. Il racconto della Grande Guerra 1924-2024”.

L’allestimento era curato dalle architette triestine Paola Fortuna e Chiara Lamonarca. Evidentemente, devono aver fatto un gran bel lavoro se è stato selezionato tra i trenta migliori progetti italiani di exhibition design dell’anno. E nei prossimi mesi si saprà se l’allestimento di “Memorie di un museo” vincerà il Premio Compasso d’Oro.

Per Paola Fortuna, che ha già collaborato con importanti realtà nazionali e internazionali in mostre come “68 un grande numero”, “The game. Il ruolo di Emergency” e “No more War”, si trattava del primo contatto con i Musei provinciali di Gorizia, mentre Chiara Lamonarca per gli stessi Musei aveva già realizzato diversi allestimenti come quelli legati alla presenza delle suore Orsoline a Gorizia, alle esposizioni “L’atelier degli Oscar” e “Abitare il ‘700” nonché ai percorsi dedicati a Missoni e Capucci.

L’inserimento nell’Adi Design Index rappresenta un riconoscimento di alto profilo nel panorama del design italiano: ogni anno, infatti, l’Associazione per il disegno industriale (Adi) individua e valorizza le eccellenze del design nazionale in tutti i settori: dal prodotto all’allestimento, dalla ricerca alla comunicazione. Essere inclusi in questa selezione significa allora entrare nel percorso ufficiale che conduce al Premio Compasso d’Oro, il più autorevole e storico riconoscimento del design italiano a livello internazionale.

«Per noi, questa è davvero una bella soddisfazione dopo tanti anni di lavoro nel settore. Sì, è un riconoscimento pubblico, e quindi condiviso, che ci spinge a un impegno ancora maggiore di sempre nella realizzazione di percorsi di ricerca e originalità per quanto riguarda gli allestimenti», raccontano le due professioniste. Che aggiungono: «Ci conosciamo dai tempi dell’università di Venezia, ma la nostra amicizia è cresciuta lavorando assieme proprio su questa mostra. Insomma, tra di noi ormai c’è anche un rapporto personale, non soltanto lavorativo».

Fortemente voluta da Raffaella Sgubin, direttrice del Servizio musei e archivi storici dell’Erpac, l’istituzione che gestisce le attività dei Musei provinciali, l’esposizione era curata da Alessandra Martina.

«La mostra si proponeva di raccontare i vari allestimenti dei Musei provinciali dedicati al primo conflitto mondiale – affermano ancora le due architette –. In sostanza, con i nostri collaboratori Giovanni Capra, Giulia Saccon, Silvia Bertolini e con la partecipazione del copywriter Rino Lombardi, ci siamo trovate a doverli riallestire e, per farlo, abbiamo puntato su soluzioni immersive, ma non virtuali, non digitali. Più nel dettaglio, a palazzo Attems Petzenstein abbiamo creato sei stanze tridimensionali con pannelli in materiale riciclabile ecosostenibile, quinte scenografiche pop up senza ovviamente trascurare la presenza di documenti storici e cimeli collegati direttamente e indirettamente alla Grande Guerra».

Ma il percorso non mancava poi di presentare lettere, audio e anche la voce di Giuseppe Ungaretti, tratta da TecheRai. Dal punto di vista tipografico, la scelta del lettering è stata poi frutto di un’accurata ricerca per riflettere il linguaggio visivo di ciascun periodo. Insomma, tutto è stato studiato, analizzato nei minimi dettagli. Ecco perché la selezione ha premiato l’allestimento, nella speranza, da parte di Paola e Chiara, di conquistare il Compasso d’Oro.

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