Mendicanti con bambini: controlli a tappeto dei vigili

Sempre più questuanti nell’area tra piazza Goldoni e via delle Torri ma sono nella legalità. Caccia, invece, a chi sfrutta i minori per suscitare compassione
Di Laura Tonero
Lasorte Trieste 03/04/11 - Rive, Partenza Vivicittà
Lasorte Trieste 03/04/11 - Rive, Partenza Vivicittà

Quelli che vendono braccialetti e occhiali, quelli che rifilano libri, i rumeni che si fingono storpi, gente realmente mutilata in condizioni penose, mamme con bambini, suonatori di fisarmoniche e trombe, anziane, minorenni. Rumeni, cecoslovacchi, senegalesi, nigeriani, kosovari. Tutti a chiedere la carità, tutti alla ricerca di qualche euro. Con il bel tempo i mendicanti hanno ripreso a popolare la città. Mai se ne erano visti tanti. Chi siede al tavolino all' esterno di un locale, ma pure chi passeggia per strada viene con insistenza avvicinato da decine di persone che tendono la mano e avanzano una richiesta in denaro. Uno dietro l'altro, specie nelle zone più frequentate della città. Battono con maggior frequenza le aree attorno piazza Goldoni, piazza San Giovanni, Viale XX Settembre, piazza San Antonio, via San Nicolò, piazza della Borsa, le vie lungo il Canale di Ponterosso, Largo Barriera, Cavana e le Rive. Passano tavolo per tavolo, persona per persona. Alcuni con gentilezza, molti con insistenza. Per la maggior parte di loro chiedere l'elemosina è diventato un mestiere. Entrano nei panifici e passano in rassegna la gente in fila alla cassa, si sistemano fuori dai supermercati, dalle chiese, dai centri commerciali. Qualcuno esibisce il cane a fianco per impietosire i passanti, qualcuno si porta appresso dei bambini. È di pochi giorni fa la notizia del fermo da parte della polizia locale di due donne che praticavano l' accattonaggio con i figli minorenni accanto.

Da settimane si vede girare anche un ragazzo molto giovane. Dice di avere 14 anni, ma da controlli effettuati dalla polizia municipale che lo ha fermato e riportato a casa, tra pochi mesi ne compirà 18. La gente ha un minimo di riguardo per chi appare effettivamente in difficoltà ma anche per chi, a modo suo, vende qualcosa. Rose, libri, accendini. «Almeno si danno da fare», sostengono i più. «Effettuiamo controlli continui, - spiega Sergio Abbate, comandante della Polizia Locale - se notiamo che sono accompagnati da dei bambini verifichiamo subito innanzitutto se sono realmente figli loro e poi segnaliamo il fatto alla Procura dei Minori e ai Servizi Sociali del Comune». La generosità dei cittadini non manca. Ma la massiccia presenza di mendicanti di ogni tipo e di ogni nazionalità, sta infastidendo più di qualche cittadino. E penalizza chi ha realmente bisogno di aiuto. Da quando è stata abolita la delibera anti-accattonaggio introdotta nel 2010 dall' ex assessore comunale alla Sicurezza, Enrico Sbriglia, gli accattoni in città sono proliferati. Anche perché la crisi ha generato maggiore povertà ed è in netto aumento la presenza di persone provenienti dall'Est Europa, dai paesi africani e che chiedono asilo politico. Ogni nazionalità ha il suo tipo di accattonaggio. Le persone di colore non ammettono che sia una loro donna a mendicare, men che meno che vengano impiegati bambini. Sono sempre gli uomini in prima linea. I senegalesi propongono la loro merce, i nigeriani invece chiedono la questua. I bengalesi vendono le rose. Rumeni, kossovari e slovacchi sfruttano invece soprattutto donne e bambini. Usano fingere di avere delle menomazioni fisiche per toccare il cuore dei cittadini. Allo stesso modo espongono persone con deformazioni fisiche, senza arti, per far raccogliere loro l'elemosina. Molti provenienti dall'Est Europa si improvvisano musicisti. «Mendicare non è un reato, - sottolinea Abbate - ma la mendicità non è consentita se diventa invasiva e se per impietosire le persone si utilizzano deformità fisiche finte ma pure vere».

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