Mensa dei poveri, 100 “clienti” al giorno

«Storicamente, la nostra mensa ha dato risposta a 40, massimo 50 persone. È questa la dimensione “giusta” per una città come Gorizia. Invece, ormai da due anni a questa parte, registriamo gli stessi numeri della mensa di Mestre che ha un numero di abitanti ben superiore al capoluogo isontino. Questo per dire che i sacrifici sono enormi e, forse, anche sovradimensionati rispetto alle nostre reali capacità e possibilità».
Non è la prima volta che i frati Cappuccini fanno sentire la loro voce. Quotidianamente, anche ieri che era una giornata grigia e uggiosa, si presentano in piazza San Francesco un centinaio di persone, il 70% delle quali richiedenti asilo. I frati non hanno mai respinto nessuno, si sono sempre rimboccati le maniche e hanno moltiplicato gli sforzi ma i disagi (soprattutto di natura economica) sono enormi. «Non abbiamo bisogno tanto di derrate alimentari, quanto di denaro per pagare lo stipendio alle cuoche e le altre spese», raccontano i frati. Secondo un calcolo “spannometrico”, in un anno se ne vanno 100mila euro per garantire un pasto a tutte queste persone. «Negli ultimi tempi, ci sono state molte iniziative di solidarietà in nostro favore. Qualche esempio? Ricordo l’offerta della scuola elementare di Gradisca: i bambini, attraverso i mercatini, hanno raccolto dei fondi che sono stati poi donati alla mensa. Poi, al Cossar-Da Vinci (settore moda), è partito un progetto che porterà alla realizzazione di grembiuli per i volontari».
Senza dimenticare un’altra iniziativa: al fine di rispondere ad una necessità sempre più urgente, i Cappuccini e la comunità Capi del Gruppo Agesci Gorizia 3 hanno ideato, nei mesi scorsi, il progetto “Non di solo pane vive l’uomo”. Da qualche tempo, sono state posizionate delle cassette nelle macellerie aderenti al progetto nelle quali è possibile lasciare un’offerta. Ogni mese i rappresentanti dei Cappuccini e della comunità Capi del gruppo Agesci Gorizia 3 acquistano carne nei negozi aderenti per l’ammontare del contenuto della cassetta, sostenendo contemporaneamente la mensa dei poveri e le macellerie locali. L’obiettivo è quello di sostenere, oltre coloro che si rivolgono alla mensa dei Cappuccini, anche i piccoli rivenditori che soffrono la crisi e lo spostamento della clientela verso i centri commerciali. Il progetto è stato attivato da maggio 2015 e hanno aderito le seguenti macellerie: Macelleria Cargnel a Lucinico, il Centro Carni Isontine (via Nizza), la Bottega della Carne (via Boccaccio), Macelleria Faganel (via del San Michele), Macelleria Klavcic (piazza De Amicis), Macelleria Bressan (Corso Italia), Macelleria Pittana (via Crispi) e Macelleria Bregant (via Ascoli). Il bilancio, stilato nell’ottobre scorso, era davvero positivo, «e possiamo dire che, a tutt’oggi, le cose stanno funzionando bene», taccontano ancora i frati Cappuccini. Infatti, erano stati comprati quasi 30 kg di carne, tra macinata, pollo e coste. Ma altri sforzi sono davvero graditi. Molto graditi.
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