«Messe nere dietro le trappole per gatti»

Sospetti inquietanti a Ronchi dopo il ritrovamento di un micio legato a un cappio. Il Gruppo ambiente presenta una denuncia
Di Luca Perrino

RONCHI DEI LEGIONARI. È bastata una telefonata e i volontari sono accorsi. Come sempre. Davanti a loro un gatto nero, agonizzante a causa di un cappio che gli stringeva il collo e che lo aveva ferito in modo evidente. È successo nei giorni scorsi, tra Ronchi dei Legionari e Begliano, dove i volontari del Gruppo Ambiente sono intervenuti per portare i primi soccorsi e per affidare l’animale alle cure di un veterinario. È stato così sottoposto a un delicato intervento chirurgico che ha permesso di ricucire la ferita, nella speranza che il decorso post operatorio possa essere dei migliori.

Un cappio, quello sistemato in un boschetto, che nasconderebbe un aspetto inquietante. Quello che i gatti possano essere catturati per essere utilizzati in occasione di messe nere, pratiche che già avevano trovato posto nelle “leggende” che avvolgono villa Von Hinke. «Non è il primo caso che ci viene sottoposto e sul quale interveniamo – spiega il presidente del Gruppo Ambiente, Claudia Coda – ed è bene che la gente sappia ciò che sta succedendo. Non si tratta di fare dell’allarmismo gratuito, né di precipitare le cose, ma è arrivato il momento di correre ai ripari». Ora il sodalizio zoofilo ronchese si rivolgerà ai carabinieri della stazione cittadina, non solo per segnalare il fatto e sporgere regolare denuncia contro ignoti, ma anche per chiedere di intensificare i controlli.

Non è stato facile liberare il gatto nero dal cappio che gli aveva stretto il collo. L’animale aveva già tentato di farlo da solo e da qui anche la vistosa ferita. Fortunatamente qualcuno se n’è accorto e ha avvisato il Gruppo Ambiente che ha trovato la pronta e gentile collaborazione di un veterinario. Non è la prima volta, come ha affermato Coda che accadono simili episodi. A Ronchi dei Legionari come nei dintorni. Gli “adepti” di queste strane pratiche esoteriche, evidentemente, sono persone senza scrupoli. E per i loro riti sanno dove andare a catturare i gatti randagi, presenti nelle oasi feline, sistemando le loro trappole. Spesso usano fili di ferro o cavi dei freni delle biciclette per realizzare delle trappole che possono risultare mortali. Se il gatto si dimena, infatti, rischia di morire soffocato o a causa delle laceranti ferite. Che possono anche rischiare di amputargli una zampetta se è questa a finire nel cappio.

«Bisogna tenere gli occhi ben aperti - prosegue Coda - e segnalare tempestivamente sia nel caso ci si trovasse dinnanzi ad un animale catturato, sia ci si imbatta su queste trappole mortali. Si tratta di una pratica senza senso e speriamo che essa, con la collaborazione di tutti, possa finalmente finire».

E a proposito di messe nere. Se ne sente parlare da tanto, tanto tempo. Anche nel valzer di supposizioni di ciò che accadeva all’interno della ben nota villa di via D’Annunzio, abbandonata ormai da parecchi anni e che appartenne a un ammiraglio della Marina Militare austriaca nella prima guerra mondiale.

Qui, nel passato, furono trovati i segni inequivocabili di questi strani passaggi e anche di quei sacrifici che, da sempre, prediligono proprio i gatti neri. Come quello che è stato salvato dal Gruppo Ambiente, il quale da ormai molti anni si batte non solo contro il triste fenomeno dell’abbandono degli animali durante il periodo estivo. Spesso, molto spesso, essi si trovano dinnanzi a casi di maltrattamento che nemmeno le più dure leggi emesse in materia riescono ancora a debellare. I volotari sperano che la coscienza delle persone si muova, non solo nel caso del gatto ritrovato in questi giorni e che ci possa essere una maggior collaborazione per sostenere l’associazione che fa fatica per andare avanti. E intanto è scatta la denuncia.

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