Metallica, un’esplosione rock per scaldare la notte friulana

Apertura sulle note di Morricone e grande entusiasmo a Udine per l’unica tappa italiana del tour della storica band Usa, con 40mila fan arrivati da mezza Europa
Di Ricky Russo

UDINE. Ieri sera alle 21.15 i Metallica si sono presentati al pubblico dello Stadio Friuli sulle note leggendarie de «L’estasi dell’oro» di Ennio Morricone, dalla colonna sonora del film di Sergio Leone «Il buono, il brutto, il cattivo». Da sempre la storica metal band californiana rende omaggio agli Spaghetti western. E’ stato così anche a Udine. Sui megaschermi ai lati del palco, come introduzione allo show, scorre la scena del film di Leone, con l’attore Eli Wallach cercare freneticamente l’oro in un cimitero.

Ed ecco entrare in scena i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse / The Four Horsemen, vestiti rigorosamente in nero, segnati dal tempo, ma ancora con la voglia di graffiare: James Hetfield (chitarra ritmica e voce), Lars Ulrich (batteria), Kirk Hammett (chitarra solista) e Robert Trujillo (basso).

Nella giornata più gelida di questa primavera, i Metallica hanno riscaldato l’entusiasmo di 40 mila persone, giunte da tutta l’Europa (soprattutto dall’Austria con 9 mila presenze, dalla Slovenia con 6 mila e dalla Croazia con 3 mila) per assistere all’unica data italiana del “Black Album Tour”.

Nella loro ormai trentennale carriera, i Metallica non avevano mai registrato così tanta affluenza per un concerto nel nostro paese, un vero record. In apertura, si sono esibiti anche i francesi Gojira e gli esperti Machine Head, in giro dai primi anni ’90.

La folla è stata uno spettacolo nello spettacolo. Un pubblico piuttosto eterogeneo. Non solo metallari, perché i Metallica proprio con il loro quinto album, celebrato in questo tour e uscito il 12 agosto 1991 su Elektra Records, hanno raggiunto un successo trasversale e planetario. Scrisse provocatoriamente il Washington Post: «I Metallica sono l’unica formazione heavy metal che un adulto possa ascoltare senza compromettere il suo quoziente intellettivo».

La scaletta del concerto si focalizza appunto su quello che è passato alla storia come «The Black Album»: per la sua copertina nera, su cui si scorge appena un serpente aggrovigliato ed il logo del gruppo. «L’album nero» valse al gruppo americano il primo Grammy Award nella categoria “Best Hard Rock/Heavy Metal”; schizzò al primo posto della classifica (Billboard Album Charts del 1991); e rimane il capolavoro, che i Metallica non sono mai riusciti ad eguagliare (neanche lontanamente) nella loro discografia più recente.

Fa un certo effetto sentire dal vivo classici immortali come “Enter sandman”, “Don’t tread on me”, “Nothing else matters”, “Sad but true”, “The unforgiven” e “Wherever I may roam”. Un legame forte con le origini della band è sottolineato dall’inserimento in scaletta di brani come “Hit the lights”, “Master of puppets”, “Battery” e “One”.

Il palco imponente mantiene comunque una sua essenzialità. Il nero domina. Le luci bianche bombardano la scena. I laser rossi vanno in orbita. Fuochi d’artificio esaltano l’atmosfera maestosa. Alcuni video raccontano la storia del “Black Album”. Non manca l’abisso dell’heavy metal, lo snakepit, la fossa dei serpenti: un buco triangolare davanti alla band, talmente grande da “ingoiare” cento fortunati spettatori.

Le pedane lunghissime posizionate su due piani permettono ampi spostamenti ai quattro musicisti, che si muovono come fossero dei giganti. Quasi ologrammmi: perché quei gesti, quei tic, li abbiamo già visti mille volte nei loro video live, nelle foto sulle riviste specializzate. Li abbiamo “interiorizzati”. Icone del rock, costrette a stare su un palco, perché è l’unico modo di sentirsi vivi.

Il fuoco brucia ancora. L’intensità, l’urgenza è diversa. Lo scorrere del tempo neutralizza la trasgressione, la “pericolosità” del rock. Ma la missione dei Metallica nopn è finita.

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