Missione compiuta al Polo Sud

La biologa Monti ha prelevato microorganismi nel mare ghiacciato

Fa più freddo a Trieste che al Polo Sud ma, nonostante il ghiaccio, la vita in un luogo così remoto non è affatto male, specie per la gran luce che c’è in questo periodo”. Scherza così Marina Monti, biologa marina di Ogs (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale), da poco rientrata dalla sua seconda spedizione in Antartide. Scopo della missione: portare a casa un certo numero di campioni d’acqua marina da cui isolare e studiare il microzooplancton, quella frazione di organismi planctonici di dimensioni comprese tra 10 e 200 µm, che rappresenta uno dei primi, importanti anelli della catena alimentare degli oceani.

Dopo aver portato con sé via nave l’equipaggiamento necessario (incluso un voluminoso microscopio per osservare i microrganismi marini), Monti ha attrezzato a laboratorio una piccola stanza all’interno di uno dei container della stazione italiana Mario Zucchelli, situata in Baia Terra Nova (Btn), dove vive e lavora la componente italiana dedita alle ricerche al Polo Sud.

Il tempo non ha aiutato il lavoro: «Il mare di fronte alla Base italiana non si era ancora aperto, così abbiamo dovuto prelevare i campioni d’acqua da fori praticati nel ghiaccio. Nemmeno la rompighiaccio coreana che avrebbe potuto incidere il pack nei pressi della Stazione, per permetterci di lavorare in mare aperto, è riuscita nell’intento», spiega Monti. «Abbiamo dovuto usare un carotiere, per estrarre grossi cilindri di ghiaccio di oltre un metro di diametro, lunghi anche 2-3 metri. E dopo il campionamento, bisognava coprire subito il foro con tavole di legno, per evitare che il gelo lo richiudesse e che le foche lo colonizassero».

Oltre ai campionamenti effettuati in un punto preciso (Lat 74°41'19.5"S Long 164°03'34.2"E), in quella che Monti ha ribattezzato Stazione Tergeste, i prelievi sono stati fatti anche all’interno di nove piccoli laghi attorno alla base italiana, che hanno fornito campioni d’acqua dolce.

«Una parte dei campioni è tornata con me in aereo ed ora è in coltura nelle nostre celle frigorifere», precisa la ricercatrice.

«Se riusciremo a mantenerli in vita, potremo ricavare informazioni importanti sulla loro fisiologia e sul loro ciclo vitale». I campioni fissati in formalina, per l´analisi quali- quantitativa dei popolamenti microzooplanctonici, invece, sono ancora in viaggio ed arriveranno a Trieste con la nave non prima di aprile.

«L’aspetto più entusiasmante – tiene a sottolineare Monti – è la collaborazione totale che si instaura fra ricercatori di tutte le nazioni e di ogni professionalità. Tra gli ospiti della base c’erano geologi, biologi, chimici e ancora: coreani, inglesi, francesi oltre a molti colleghi italiani». Un circuito internazionale di cui l’Ogs è parte integrante.

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