Mobili pagati e mai consegnati Ora scende in campo l’Ascom

I casi di persone del territorio che hanno acquistato mobili da un rivenditore senza poi riceverli come pattuito o non vederli affatto non sono una novità di questi giorni. Il riferimento è alla storia emersa in seguito all’indagine che sta coinvolgendo l’ex tronista Paolo Marco Filippin.
«Non lo sono una novità, perché ci troviamo in una regione in cui ci sono grandi fabbriche del settore che persone come Filippin utilizzano per i loro scopi e che, va sottolineato, non hanno delle responsabilità», spiega Mario Selva, titolare con i figlio Stefano del Mobilificio Selva, da 80 anni aperto a Monfalcone, e ancora referente per la categoria nell’Associazione commercianti.
L’accesso agli enormi show room annessi agli stabilimenti possono, però, indurre in errore chi viene di fatto condotto a credere da un venditore poco degno di fiducia che si possa comprare direttamente dal produttore. È il meccanismo che Stefano Selva porta alla luce e sul quale invita i possibili acquirenti a prestare attenzione.
«I produttori non vendono mai in modo diretto, ma si appoggiano sempre a qualcuno – spiega –, come risulta in ogni caso dai contratti di acquisto che si vanno a sottoscrivere. C’è sempre un’intermediazione e il risparmio, quindi, può esserci, almeno in una certa misura, ma nel conto finale andrebbero calcolate alcune voci». Non ultima quella dell’affidabilità di chi fa da tramite tra azienda e cliente finale. «Ci si dovrebbe inoltre chiedere chi effettua il montaggio, aspetto non banale quando si parla di arredamento, a quali costi, con quale esito – prosegue Stefano Selva –, perché in Italia, per legge, il responsabile della garanzia del prodotto è il commerciante finale».
Le grandi aziende, anche a livello nazionale, di produzione di mobili non hanno inoltre un servizio di assistenza. «Lo fornisce il negozio, ma su quanto ha venduto e non su altro – spiega ancora Selva –. In sostanza, seppur più volte chiamati, noi non possiamo intervenire su un prodotto acquistato in un’altra realtà anche se è tra i marchi che abbiamo in casa».
Di certo la diminuzione del potere d’acquisto, perdurante, non sta aiutando i consumatori, secondo il negoziante, a tenersi alla larga da affari che, in buona sostanza, sono troppo buoni per essere veri, invece di fidarsi da chi è sulla piazza da decenni e risponde sempre al cliente.
«D’altro canto la signora di Staranzano che non ha mai ricevuto i mobili acquistati tramite il venditore è stata diligente – aggiunge –, non si può dire sia stata incauta. Ci sono però sempre dei piccoli indizi che lasciano capire come non si tratti di un acquisto diretto dal produttore e sulla richiesta di una caparra eccessivamente elevata rispetto al totale bisogna porsi dei dubbi».
La categoria dei rivenditori di mobili negli anni si è dotata di un codice di comportamento e ha stretto una collaborazione con le associazioni dei consumatori, anche a libello locale. «Servirebbe, magari, una maggiore pubblicizzazione degli strumenti a tutela dei clienti – afferma Mario Selva –, ma il problema di fondo, come ci siamo resi conto negli anni, è che le persone si informano spesso solo dopo essersi scottate in prima persona». —
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