Monfalcone, il comandante dei vigili torna in servizio dopo 7 mesi di lotta al Covid

MONFALCONE Ad accogliere ieri il comandante della Polizia locale Rudi Bagatto al suo rientro al lavoro dopo quasi sette mesi, di cui pressoché due trascorsi in ospedale a causa di una forma grave di Covid-19, sono state le sirene dei mezzi in dotazione ai vigili urbani. La vicecomandante Manuela Solidoro e altri colleghi si sono piazzati di vedetta, in modo da avvistare l’automobile di Bagatto ed essere pronti al suo ingresso nel parcheggio di servizio, sul retro del comando di via Rosselli. «È stato un onore», ha detto Bagatto, che ha trovato ad attenderlo anche frecce segnaletiche per “ricordargli dov’è il suo ufficio”, come spiegato dal maresciallo Solidoro, e una marea di palloncini. «Non vedevo l’ora di tornare al lavoro – ha detto il comandante, dopo un primo incontro con il sindaco Anna Cisint e la giunta comunale –, non solo perché di fondo c’è una passione forte per quello che faccio, ma perché segna un ritorno alla normalità. Rientrare a casa è stato il passo che riporta alla salute, ma poi, man mano che si sta meglio, rimanere a casa tutto il giorno diventa limitante».
Alle spalle il comandante della Polizia locale di Monfalcone, uno dei primi ammalati di Covid-19 in regione e uno dei più gravi, si lascia mesi difficilissimi, per sé e per la sua famiglia. A gennaio, come racconta, aveva contratto e superato una polmonite, ma niente a che vedere con quanto sperimentato all’inizio di marzo. Vale a dire un’enorme difficoltà di respiro, tanto da farne 50 al minuto, e una totale perdita di gusto e olfatto. «Ho passato un momento difficile, ma la voglia di vivere ha prevalso», dice Bagatto, che nella terapia intensiva di Udine ha compiuto 40 anni. «Proprio nel momento in cui mi sono riaggravato», spiega il comandante della Polizia locale, tra le persone ammalatesi nella fase iniziale della pandemia, in cui i medici stavano ancora cercando le terapie adatte per fronteggiare la malattia. «Non smetto mai di ringraziare però medici e infermieri di tutti i reparti in cui sono stati ricoverato – ha aggiunto –, perché, al di là delle cure prestate, hanno garantito il contatto con l’esterno e, soprattutto, un supporto morale, con le parole, con i sorrisi. Anche se mi hanno ripetuto che questa per loro è la normalità, ci hanno messo il cuore e offerto un sostegno, anche nelle giornate sbagliate, come accade a tutti. Hanno dato a tutti un aiuto a guarire prima». Bagatto, dimagrito di 25 chili, se l’è vista davvero brutta, e con lui la sua famiglia, e non lo nasconde per lanciare un ammonimento ai negazionisti. «Posso assicurare che questa non è un’influenza – sottolinea – e del resto è quanto dicono anche i numeri dei morti. La Covid-19 ha portato una sofferenza che si è allargata alla mia famiglia. Le regole vanno rispettate, perché fin quando i comportamenti provocano un pericolo solo a se stessi è un discorso, mentre quando si creano rischi anche per gli altri credo non sia accettabile». Nel parlare con il sindaco e gli assessori, che ieri lo hanno accolto in municipio assieme al segretario generale Francesco Finco e agli altri dirigenti del Comune, Bagatto ha spiegato di non riuscire a identificare la fonte del contagio. «Questa è davvero una giornata importante, perché abbiamo atteso questo momento per mesi», ha detto il sindaco, che con il comandante è stata comunque in contatto costante. —
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