Monfalcone: porto bloccato per due giorni dallo sciopero

MONFALCONE Presidio stamani dalle 7 alle 16 davanti all’ingresso dello scalo con il blocco del porto di Monfalcone. Domani invece manifestazione in piazza Oberdan, a Trieste, dalle 10 alle 12, con picchetto sotto il palazzo del Consiglio regionale. A memoria di sindacato, non si era mai assistito a Monfalcone a una doppia giornata di sciopero dei lavoratori portuali, oggi e domani Portorosega blocca tutte le attività e la protesta, che culmina dopo mesi e mesi di allarmi e denunce, dà il segnale di una situazione che ha raggiunto, secondo sindacati e lavoratori, «limiti inaccettabili» e si è ormai alla paralisi.
Sotto accusa il precariato che dilaga tra i portuali, l’uso massiccio delle figure professionali flessibili che la legge 84/94 aveva pensato per i picchi di lavoro in porto e che invece viene fatto in una situazione di normalità, il mancato accordo sul secondo livello di contrattazione che ha visto la rottura delle relazioni sindacali con la Compagnia portuale. Una situazione che vede dall’altro fronte le aziende-operatori portuali, messe all’angolo dalla crisi (sono in vigore i contratti di solidarietà) con il calo dei traffici, ma in particolare da mancate risposte sul lato delle concessioni, delle prospettive, e da un panorama, delle infrastrutture e logistico, disastroso. Banchine fuori uso per lavori che si trascinano da anni, aree off-limits per le opere di relizzazione della rete di raccolta delle acque di scolo, mancato escavo del canale di accesso, assenza di piano regolatore, governance nel caos. Un quadro drammatico noto a tutte le istituzioni e le forze politiche, ma che finora non ha trovato alcuna risposta, nemmeno dalla Regione che ha la responsabilità per legge, e che non ha dato alcun segno concreto.
Gli stessi sindacati, in particolare i segretari della Filt-Cgil, Valentino Lorelli e quello della Uiltrasporti Mauro Zentilin, forti anche del fatto che la stessa presidente del Fvg Debora Serracchiani aveva fatto degli incontri in Porto durante la campagna elettorale ed era seguito pure un vertice (in Azienda speciale e poi con gli operatori) con l’assessore alle infrastrutture Mariagrazia Santoro hanno chiesto in una lettera diversi giorni or sono un vertice in Regione sul problema. Ma fino a ieri non è arrivata alcuna risposta, i sindacati sono ancora «increduli» e i lavoratori sono stati abbandonati, lasciati completamente soli. La protesta non riguarda solo la situazione di “rottura” tra i sindacati e la Compagnia portuale, scendono in sciopero tutti i 300 lavoratori del porto che operano per le varie compagnie, dalla Cetal a Midolini fino a Marter. E come l’ultimo sciopero, che c’è stato alcune settimane fa, è attesa l’adesione del 100% dei portuali. Uno sciopero che, come detto, non è stato proclamato solo per le gravi condizioni di lavoro, ma anche quelle logistiche e delle infrastrutture dello scalo. Sono a rischio oltre 300 posti di lavoro e la presenza degli stessi operatorti in porto. A causa del mancato escavo e delle condizioni di quasi paralisi la Marter ha già trasferito parte delle sue attività (traffico di cellulosa) a Livorno. Ma si è saputo che anche altri operatori, se le cose non cambieranno a brevissimo, sono pronti ad andar via con la conseguente perdita di ulteriori posti di lavoro.
«Sono preoccupato e sono vicino ai lavoratori sul fronte dell’occupazione - aveva spiegato la scorsa settimana l’ad della Compagnia portuale Riccardo Scaramelli - vorremmo fare di più come azienda, ma la situazione in porto non ce lo permette, non abbiamo garanzie da nessuna istituzione su concessioni e infrastrutture. L’escavo è un miraggio, i traffici stanno calando, parte della cellulosa si è trasferita a Livorno. La situazione è grave e non ci sono risposte da chi governa. Di fronte a questi problemi noi da soli non ce la facciamo e non siamo in ngrado di dare alcuna garanzia».
Giulio Garau
Riproduzione riservata © Il Piccolo