Monfalcone, rapina choc in gioielleria FOTO E VIDEO

Commerciante del negozio "Andrea Gioielli" di via Bixio minacciata con una pistola e malmenata da due banditi davanti al figlio di otto anni. Bottino di 150mila euro
La polizia davanti al luogo della rapina
La polizia davanti al luogo della rapina

MONFALCONE Rapina a mano armata in gioielleria, con tanto di percosse, schiaffi e il sequestro di madre e figlio, un bambino di otto anni, in bagno. È accaduto ieri mattina a Monfalcone, all’oreficeria-laboratorio “Andrea Gioielli” di via Bixio. In azione due uomini, tra i 20 e i 25 anni, a volto scoperto, inflessione napoletana, altezza di circa un metro e 70. Si sono portati via un bottino del valore di almeno 150mila euro, gioielli e preziosi contenuti in due cassaforti. «Ci hanno rubato tutto», ha scandito ieri il titolare, Andrea Petric, 41 anni, residente a Staranzano, che gestisce da anni la gioielleria: l’apertura avvenne a fine 1996, assieme alla moglie Claudia Zarcone, 40 anni.

La rapina a Monfalcone, scientifica al lavoro in gioielleria

Ciò che è accaduto ieri mattina, in pieno giorno e in una zona piuttosto centrale della città dei cantieri, comunque trafficata e frequentata, è stato un vero e proprio incubo, non privo di effettivi rischi. Di mezzo, ad assistere alla brutale operazione a mano armata, c’era appunto anche il figlio dei coniugi titolari, di soli otto anni. Tutto è scaturito alle 9.15, durante l’orario di apertura. La coppia e il figlioletto avevano appena raggiunto il negozio. L’uomo ha deciso di andare a prendere un caffè in un bar vicino. Nel frattempo la moglie e il bambino sono entrati, la donna ha iniziato ad allestire la vetrina, aprendo una delle cassaforti. Proprio in quel momento è suonato il campanello della porta blindata d’ingresso, un’evidente misura prudenziale e di sicurezza. La donna s’è sincerata di chi fosse, prima di azionare il sistema d’apertura. Un giovane, che era all’esterno, ha spiegato: voleva vedere il gioiello che, un mese fa, aveva fatto mettere da parte in vista dell’acquisto. La signora Claudia, a quel punto, ha aperto. E il giovane ha esordito: «Si ricorda di me? Sono venuto a vedere la collana che volevo acquistare». La donna, s’è diretta verso la seconda cassaforte, dov’era stata custodita la collana prenotata.

Gioielliera picchiata davanti al figlio. «Mamma aprigli la porta»
Claudia Zarcone, la gioielliera, parla con i poliziotti (foto Bonaventura)

Nel frattempo, è suonato nuovamente il campanello. Claudia, mentre si accingeva a servire il giovane, ha premuto nuovamente il pulsante automatico. Neanche il tempo di aprire la cassaforte, e il primo giovane l’ha bloccata di schiena alle spalle dicendole: «Stai tranquilla, questa è una rapina. Il mio compagno è armato». Il complice già a puntarle la pistola contro. Con le entrambe le casseforti ormai aperte, il giovane disarmato ha spinto madre e figlio all’interno del bagno. La chiave non era nella toppa. Il napoletano le ha intimato di fornirgliela. Ma la donna, per tutta risposta, ha iniziato a gridare aiuto. Lui a quel punto, entrato in bagno, le ha assestato una serie di ceffoni in pieno viso. Non soddisfatto, ha poi “perlustrato” la borsa trovata a terra, arraffando dal suo portafoglio circa 50 euro.

E quando poi, bottino alla mano, i due malviventi si sono diretti all’uscita, si sono accorti che la porta blindata d’ingresso non si poteva aprire. La donna ha prima fatto uscire l’uomo armato di pistola, mentre il complice la invitava nuovamente a premere il pulsante per uscire a sua volta. Lei, questa volta, ha rifiutato di farlo, ormai al sicuro senza la pistola nei paraggi, disposta pure a subire altre botte. Il giovane le ha torto un braccio. Ed è qui che il figlioletto, decisamente scosso, ha gridato: «Mamma aprigli, fallo uscire!». I malviventi sono fuggiti a piedi. C’è da presumere, ma lo verificheranno le forze dell’ordine, che ci possa essere stato un terzo complice ad attenderli in un’auto. Quando Andrea Peric è rientrato al negozio, ormai dei rapinatori non c’era più traccia.

Sul posto sono giunti gli uomini del Commissariato assieme ai colleghi della Scientifica, che hanno “battuto” palmo a palmo il negozio-laboratorio. Claudia Zarcone è stata poi accompagnata in Commissariato per fornire tutti i dettagli di quanto vissuto. Nel pomeriggio è toccato al marito Andrea Peric, che ha formalizzato la denuncia.

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