Monfalcone, via Sant’Ambrogio non parla più bisiaco

L’annunciata chiusura del Caffé Sant’Ambrogio coincide idealmente con la fine della storia monfalconese di via Sant’Ambrogio, la più antica strada cittadina e chiamata, fino al termine della Prima guerra mondiale, via del Duomo.
L’occupazione di bar e negozi “stranieri” è stata pacifica e legittima.
Significa semplicemente che i monfalconesi proprietari di immobili in questa strada non hanno esitato ad affittarli: pecunia non olet.
La colonizzazione straniera di via Sant’Ambrogio segue, e precede, quella di altre zone centrali della città. Piazza Cavour, la zona attorno all’oratorio San Michele, il tratto di via Duca d’Aosta che da via Matteotti all’Anconetta gli esempi più evidenti. Prossima alla capitolazione anche Salita Granatieri, proprio nell’imminenza del centenario della Prima guerra mondiale. Non male. Se Giani Stuparich, autore di “Guerra del ’15” dove Monfalcone è al centro del diario del volontario triestino, vedesse quello che succede lungo la scalinata che lui discese vincitore il 9 giugno del 1915 forse si chiederebbe: chi me l’ha fatto fare?
Il problema degli immigrati a Monfalcone è devastante, non ci sono altri aggettivi. Ma si continua a rimpallare responsabilità finendo puntualmente a porgere il cerino acceso nelle mani del Comune.
Che ha sue precise responsabilità, di origini antiche, ma che onestamente non può farsi carico da solo di far rispettare la legge per quanto riguarda l’ordine pubblico, la sanità, la regolarità dei contratti di lavoro, del senso civico, dell’esorbitante salivazione e dell’esuberanza prostatica di tanti gentiluomini che popolano il centro della scomparsa Monfalcone.
Pure i veneziani, che il 14 luglio del 1420 “presero” Monte Falcone, oggi non riconoscerebbero più quella strada, via Sant’Ambrogio, che era il cuore della cittadella protetta dalle mura, rinforzate dai veneziani, ed erette probabilmente già un secolo prima.
E come appaiono struggenti le immagini di via del Duomo scattate poco prima del maggio del 1915 e pochi giorni dopo il 9 maggio dello stesso anno quando una granata austriaca demolì il campanile e danneggiò il duomo che si affacciava, appunto, su via del Duomo.
Sappiamo per reminescenze scolastiche che le strade con i portici sono di origine medievale: la copertura proteggeva dalle intemperie e dal vuotamento dei pitali sulla pubblica via. Ancora, il portico è una delle cifre dell’urbanistica veneziana. Insomma, anche dal punto di vista architettonico via Sant’Ambrogio ha (aveva) una sua valenza. Ora non c’è più. Ora la chiameremo Ulica Katedrala, sempre che gli amici arabi non si offendano.
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