Monitoraggio sulla portata dell’Isonzo

A cura della Provincia. Sotto osservazione il corso nel tratto dello sbocco del Vipacco
Bumbaca Gorizia 05.11.2012 Isonzo in piena Sagrado - Fotgrafia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 05.11.2012 Isonzo in piena Sagrado - Fotgrafia di Pierluigi Bumbaca

Studiare il comportamento dell’Isonzo in modo da definire gli interventi prioritari in grado di migliorare la sicurezza dei paesi rivieraschi. In poche parole sul lato italiano è questo l’obiettivo del Progetto transfrontaliero Camis. Domani, alle 9.30, la sala delle giunta provinciale ospiterà la prima seduta pubblica della commissione di gara relativa alla procedura aperta sottosoglia per il servizio di azioni di monitoraggio della portata dei flussi dell’Isonzo. «Il fiume – spiega l’assessore provinciale all’Ambiente Mara Cernic – è un organismo vivo che nel tempo cambia e si modifica. Dunque è necessario aggiornare i dati che lo riguardano e avviare azioni di programmazione per intervenire. In sostanza a noi interessa conoscere l’attuale stato di salute dell’Isonzo. Da un punto di vista chimico è senza dubbio la sua salute è buona, ma vogliamo mettere in sicurezza il fiume anche dal punto di vista idrogeologico per mitigare l’effetto delle piene che prima o poi si ripresenteranno». In quanto corso d’acqua internazionale, il fiume non si trova sotto la diretta competenza degli enti locali, tuttavia chi è costantemente chiamato a fare i conti con il fiume sono proprio le comunità rivierasche. Ecco quindi che è interesse della Provincia capire quali sono le opere da realizzare per evitare che l’Isonzo mandi nuovamente sottacqua porzioni più o meno abitate del territorio come è successo con le piene degli ultimi anni. Sotto la lente d’ingrandimento verrà messa soprattutto la zona intorno alla confluenza del Vipacco. «Come politico mi rammarico che non ci sia competenza diretta degli enti locali sul fiume – osserva Cernic -. Lo Stato ha un interesse blando nei suoi confronti e quanto è stato fatto fino ad ora è stato fatto solo grazie alla pressione dei Comuni e della Provincia. La gestione transfrontaliera rende tutto più complicato. Anche se l’approccio nostro e quello sloveno sono diversi, il progetto Camis crea un tavolo comune intorno a cui poterci sedere e dove è possibile discutere dei problemi e delle eventuali soluzioni».

Stefano Bizzi

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