Montepremi tagliato Driver di Montebello in sciopero a gennaio

di Ugo Salvini
Torna a oscurarsi l'orizzonte dell'ippica triestina, che segue di pari passo le sorti di quella nazionale da tempo tormentata da una grave crisi. Dopo il taglio attuato a giugno del 7% del montepremi (il totale delle somme messe in palio per ogni corsa che poi viene distribuito in base al risultato fra proprietari, guidatori e allenatori) ne è arrivato un altro, pari al 15%. Conseguenza: lo sciopero dei driver già annunciato per gennaio. «Ci siamo riuniti fra colleghi - spiega Nicola Esposito, presidente dei guidatori del Friuli Venezia Giulia - e abbiamo deciso che con l'inizio dell’anno non scenderemo in pista, non dichiareremo i partenti e inizieremo una dura opposizione alle decisioni dell’Unire». Quest'ultima è l'organizzazione che sovrintende a livello nazionale a tutte le attività del trotto e del galoppo: da sempre è accusata di spendere troppo per la propria struttura interna e troppo poco per coloro «che vanno ogni mattina presto in pista, col caldo e col freddo, con la pioggia o la bora - precisa Esposito, driver con mezzo secolo di attività alle spalle - per guadagnarsi uno stipendio che altri assottigliano ogni giorno che passa».
Ma l’Unire sembra conoscere una sola politica: quella dei continui tagli. «Eppure - continua Esposito - il volume del gioco, in Italia, è in costante aumento. Solo l'ippica, che fu il primo sport su cui si cominciò a scommettere nel nostro Paese, è penalizzata».
«Sarebbe sufficiente - interviene Stefano Bovio, direttore della Nord Est ippodromi, la spa che gestisce la pista triestina oltre a quella di Treviso, già costretta e pesanti tagli del personale che opera all'ippodromo nel corso del 2011 - che la Aams, l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, ente che sovrintende a tutte le attività del gioco in Italia, ritagliasse qualche decimale percentuale del volume complessivo e lo destinasse all'ippica».
Questa la situazione mentre l'ippodromo di Montebello si avvia a festeggiare i 120 anni di vita: fu inaugurato nel 1892. «Non è un caso - spiega ancora Bovio - che il volume di gioco che si registra sulla nostra piazza, sia per quanto concerne le scommesse raccolte sul campo, sia per quanto riguarda quelle delle sale corse italiane, sia stabile, mentre altri ippodromi, di città più grandi di Trieste, sono in netto calo».
Secondo Bovio il taglio del montepremi è un fattore le cui conseguenze sono ancora tutte da verificare. «Ci sono varie opzioni possibili - evidenzia - perché l'Unire potrebbe decidere di ridurre le giornate a Trieste, perciò il montepremi per singola corsa resterebbe immutato o quasi, oppure potrebbe decidere che per ogni corsa ci sia in palio una somma minore. Attendiamo chiarimenti dall'ente - conclude Bovio - che dovrebbero arrivare presto».
«In ogni caso però - replica Esposito - i riflessi sarebbero negativi per la categoria. Noi viviamo delle percentuali sulle somme vinte dalle scuderie. Se si riducono queste, si riduce in proporzione il nostro stipendio, e tutto questo mentre le spese di regia crescono».
A Montebello da tempo non esistono più artieri: il lavoro di manovalanza, come la pulizia delle scuderie, il lavaggio dei cavalli, la sistemazione del fieno e così via, viense svolto direttamente dai driver, fra l'allenamento di un cavallo e l'altro. «Non abbiamo più risorse per mantenere dipendenti - sottolinea il portavoce dei guidatori triestini - e dobbiamo fare tutto noi». A Montebello si assiste poi a un altro fenomeno, il ritorno di driver e cavalli dopo che per anni si era verificata una fuga verso i centri di allenamento del Friuli. L'ultimo, in ordine di tempo, è il ritorno di Roberto Totaro, uno dei driver che vanno per la maggiore sulla pista triestina. «Oramai - evidenzia - lavorare nei centri di allenamento significa spendere troppo. Meglio tornare ai box di Montebello dove per mantenere un cavallo la spesa è inferiore».
Un ritorno all'antico dunque, agli anni in cui l'ippodromo era ricco di driver e le scuderie erano piene. Ma non è un buon segnale. L’attività che si può svolgere in un centro di allenamento è più completa di quella possibile in un ippodromo. Ma oramai i costi sono eccessivi e i tagli al montepremi rappresentano un’ulteriore mazzata. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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