Morì sotto i ferri a Trieste, “congelato” il risarcimento

L’assicurazione dei medici condannati in primo grado per il decesso di Geromet blocca la provvisionale di 500 mila euro con un ricorso sui beni della moglie

TRIESTE Tutto ebbe inizio nell’ospedale di Cattinara tre anni e mezzo fa. Per Luana Miani il giudice monocratico di primo grado del Tribunale di Trieste, Francesco Antoni, aveva stabilito una provvisionale di 500 mila euro ad immediata esecutività il 18 dicembre 2017. Ciò in occasione del pronunciamento della sentenza di condanna per omicidio colposo in relazione alla morte del marito di Luana, Franco Geromet, il quarantottenne originario di Staranzano che il 18 agosto 2014, sottoposto ad un bypass aortocoronarico a Cattinara, era deceduto prima che iniziasse l’intervento.

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Era accaduto che, a causa dello scambio delle cannule collegate ai tubi della macchina cuore-polmoni per la circolazione extracorporea, si era verificata l’inversione dei flussi ematici arterioso e venoso.

Ma ora su quel mezzo milione di euro è calata l’ombra del sequestro conservativo.

Il ricorso è stato promosso dalla Amtrust Europe Limited, l’assicurazione internazionale che ha liquidato la somma per conto dei medici condannati.

In particolare, si tratta di un ricorso per sequestro conservativo dei beni della vedova Geromet, fino ad un valore di 450 mila euro. Beni che di fatto si traducono pertanto nel “congelamento” della provvisionale. Come a dire: quei soldi non si toccano.

L’assicurazione, infatti, attraverso il ricorso presentato al Tribunale di Udine, chiede che fino alla conclusione di ogni procedura giudiziale i fondi in questione già versati vengano sequestrati a titolo di garanzia nel caso in cui il risarcimento definitivo risulti inferiore ai 500 mila euro quantificati dal giudice Antoni per la provvisionale esecutiva.

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Il giudice del Tribunale di Udine, Alessia Bisceglia, ha preliminariamente respinto l’istanza dell’assicurazione per procedere all’ascolto delle parti. L’udienza è stata fissata il prossimo 23 aprile.

Dunque, ad oltre tre anni dalla morte di Franco Geromet, e ad oltre tre mesi dalla sentenza di condanna di primo grado nei confronti del primo chirurgo Elisabetta Rauber (pena di due anni), del secondo chirurgo Alessandro Moncada (un anno e sei mesi) e dell’infermiera strumentista Elena Maghet (un anno e otto mesi), siamo di fronte ad un vero e proprio “colpo di scena”, giocato sul piano economico.

Un risvolto che ha il sapore dell’assurdo non foss’altro per il fatto che una provvisionale stabilita dal giudice ad “effetto immediato” la si voglia ora “blindare” al tempo indeterminato degli ulteriori gradi di giudizio.

Miani ha voluto esprimere l’estremo disappunto di ciò che definisce «l’ennesimo colpo mortale inferto a mio marito. L’azione dell’assicurazione - ha scandito la donna - è del tutto autonoma e fuori luogo. Considerato che al momento non ho notizia di alcuna impugnazione della sentenza di primo grado da parte degli imputati, è infondata e inammissibile. È inaccettabile, oltrechè assurda. Va oltre i limiti della decenza quanto al rispetto nei confronti di un uomo deceduto per un errore assurdo e del mio dolore - ha aggiunto la Miani -. Mio marito non c’è più, la mia vita è stata completamente stravolta, e tutto si riduce ad una sortita che ha il sapore della vendetta».

Luana Miani non intende mollare, perché «l’unica ragione della mia esistenza è avere giustizia, fino in fondo».

La donna, attraverso il suo legale difensore, avvocato Emanuele Locatelli, è determinata a tenere il punto: «Con il mio avvocato voglio chiedere al giudice non solo di rigettare la richiesta di sequestro conservativo della provvisionale ma anche di condannare l’assicurazione al risarcimento dei danni per lite temeraria».

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