Morte per annegamento alla Git A processo il direttore Schiavi

Loretta Mauri, 76 anni, era entrata regolarmente in spiaggia dopo le 8 quando il servizio di salvamento non era attivo. I famigliari si sono costituiti parte civile
Bonaventura Monfalcone-Inaugurazione stagione 2017-Grado-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-Inaugurazione stagione 2017-Grado-foto di Katia Bonaventura



Rinvio a giudizio per Sergio Schiavi, in qualità di direttore dello stabilimento balneare della Git, in relazione all’annegamento di Loretta Mauri, la settantaseienne nata ad Aquileia e residente a Villa Vicentina, avvenuto il 22 giugno 2017. La donna era stata rinvenuta a una settantina di metri dalla battigia, in posizione prona a filo d’acqua, sulla spiaggia principale di Grado. È quanto è stato disposto dal Gup del Tribunale di Gorizia, Carlo Isidoro Colombo, durante la recente udienza preliminare, nella quale si sono costituiti parte civile i famigliari della defunta, il marito e le due figlie, rappresentati dall’avvocato Alberto Tofful. A sostenere la difesa di Schiavi è l’avvocato Livio Lippi. L’avvio del processo è stato fissato l’8 luglio, davanti al giudice monocratico. L’ipotesi di accusa sostenuta dalla Procura, con il pubblico ministero Ilaria Iozzi, è quella di omicidio colposo per “condotta omissiva”. Reato in concorso, ma a fronte dell’intervenuto decesso di Mauro Bigot, già ad della società Grado Impianti Turistici. In particolare, viene contestata la violazione dell’ordinanza di sicurezza balneare adottata allora dall’Ufficio circondariale marittimo di Grado e dell’ordinanza dirigenziale del Comune. Si parla di “omessa predisposizione” delle misure idonee per evitare la morte della settantaseienne. Il tutto viene ricondotto alla gestione del servizio di salvamento per il quale, com’era stato disposto dalle ordinanze dell’Ufficio circondariale marittimo e del Comune, è stabilito l’obbligo di copertura per l’intero orario di apertura degli stabilimenti balneari. È in questo contesto che viene inserita la triste vicenda. Gli operatori del salvamento, nel caso specifico, prendevano servizio alle 9 del mattino, tuttavia l’accesso alla spiaggia principale era possibile già alle 7, attraverso alcuni cancelli, mentre l’apertura formale di tutti gli ingressi era alle 8.50. Sta quindi nello spazio temporale tra l’accesso del pubblico al litorale e l’avvio del servizio di salvamento ciò che la Procura considera quale omissione di garanzia in ordine alla sicurezza.

La signora quella mattina era giunta in spiaggia poco dopo le 8, i primi cancelli dello stabilimento balneare erano aperti al pubblico. Aveva deciso di fare una passeggiata. Finché un bagnante, verso le 8.50, l’aveva avvistata dalla riva. Era partito l’allarme, alcuni turisti s’erano mobilitati e nel frattempo erano sopraggiunti gli operatori del salvamento, già presenti nello stabilimento nell’accingersi ad entrare in servizio. Nonostante la rapidità del soccorso, per Loretta Mauri non c’era stato nulla da fare. La causa della morte, come accertato, è stata ricondotta ad asfissia per annegamento. Il pm Iozzi sostiene che la coincidenza dell’orario di ingresso alla spiaggia con l’attività di sorveglianza e assistenza ai bagnanti, avrebbe permesso di individuare la donna già nei primi momenti di difficoltà, potendo portarla in salvo. È evidente che i dipendenti della Git non hanno alcuna responsabilità, essendosi attenuti al servizio orario predisposto dall’ente gestore del litorale. Spetterà a questo punto al dibattimento e quindi al confronto delle parti, davanti al giudice monocratico approfondire tutti gli aspetti della vicenda.—



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