«Morti tantissimi pesci e le capre divorano tutto»

La Protezione civile? Non solo: aggiungiamoci pure la siccità, gli incendi e le capre e capiremo perché il 2012 si preannuncia a tutti gli effetti come l'annus horribilis della Val Rosandra. I problemi della riserva naturale sembrano non finire mai.
A fare il punto della situazione è Nicola Bressi, direttore dei Musei scientifici di Trieste. «Abbiamo visto come le piante infestanti stiano mutando lo scenario vegetale della valle, ma i problemi sono stati molteplici: in primis la siccità». Che il torrente Rosandra si prosciughi durante i mesi estivi non è certo una novità, ma una durata così lunga non si era registrata per anni. «Anche nel 2003 ci fu un periodo di siccità notevole, ma quest'anno abbiamo avuto tra luglio e settembre due mesi e mezzo in cui piante e naturalmente animali hanno sofferto il grande caldo». Un esempio? Il gambero di fiume che può sopportare l'assenza dell'acqua per una quindicina di giorni, ma non di più. Tuttavia l'acqua è mancata nella parte alta, fino a Bottazzo; meglio è andata nel tratto basso della Valle, grazie alla fonte Oppia. «Abbiamo assistito alla morte di molti pesci: da una parte le sanguinerole, il pesce classico del Rosandra, dall'altra molte trote, pesce introdotto invece artificialmente dall'uomo», prosegue Bressi.
Ma non solo. A ridurre il flusso del torrente sono stati anche gli incendi sviluppatisi in Slovenia a due passi da San Servolo. «Fortunatamente non si sono sviluppati sino a noi, ma per prevenire questa evenienza la Protezione civile ha allestito dei vasconi d'emergenza pompando l'acqua proprio dal Rosandra», spiega ancora il direttore dei Musei scientifici. Fatto che certo non ha giovato alla fauna.
Siccità, prevenzione antincendi. E poi... capre. Già, anche questo animale, presente soprattutto sui ghiaioni del monte Stena, ha iniziato a riprodursi sempre di più. E pensare che tecnicamente sono animali “abusivi”, un po' come le trote: «Essendo la Val Rosandra una riserva naturale - spiega Bressi - la possibilità di far pascolare gli animali deve ricevere un'autorizzazione formale, invece queste capre inselvatichite pare non siano di nessuno, anche perché non hanno un collarino». Ma che male possono fare? «Le capre, come cinghiali e caprioli, brucano l'erba, e divorano la vegetazione indiscriminatamente. Inoltre un caprone in calore può essere molto pericoloso per l'uomo».
Leggenda vuole che questi animali siano scappati anni fa da un allevamento sloveno a Beca. E che poi misteriosamente il padrone non abbia più fatto nulla per riprendersele. Sarà. (r.to.)
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