Morto Bologna, una vita in politica

Dirigente Dc, fu deputato per quattro legislature. Esponente di spicco degli esuli

È scomparso Giacomo Bologna, per decenni figura di spicco della vita politica, non solo cittadina.

Era nato a Isola d’Istria nel 1922. Di formazione cattolica, si avvicinò agli ambienti antifascisti fino ad entrare nel Cln clandestino, divenendo poi responsabile della Dc di Isola. Dopo la guerra, il clima di repressione e di scontro politico con le forze di Tito indussero Bologna a temere per la propria incolumità. Si rifugiò così a Trieste. Qui proseguì il suo impegno nella Democrazia cristiana e nelle organizzazioni degli esuli. Consigliere comunale dal 1949 al 1952, consigliere nazionale della Dc dal 1952 al 1959, Bologna venne eletto deputato Dc per Trieste, restando in Parlamento per quattro legislature, dal 1958 al 1976.

Tramite l’impegno politico intessè rapporti con i maggiori esponenti della Dc (De Gasperi a Dossetti, Fanfani, Andreotti, Scalfaro), e svolse anche incarichi parlamentari all’estero fra cui al Consiglio d’Europa.

Nel mondo degli esuli divenne prima presidente dell’Associazione delle Comunità istriane, da cui si allontanò nel 1972 per approdare all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, di cui fu responsabile triestino e vicepresidente nazionale.

Nel 1975 Bologna entrò in rotta di collisione con la Dc, quando il partito e i suoi leader locali sostennero la ratifica del Trattato di Osimo. Bologna si battè contro la ratifica del trattato, trovandosi però in minoranza e infine abbandonando il partito.

Venne quindi invitato ad aderire alla Lista per Trieste, di cui nel 1978 fu assessore comunale e subito dopo consigliere regionale, rappresentandone l’ala cattolica di provenienza democristiana.

L’approdo alla Lpt non segnò però l’inizio di una nuova stagione politica per Bologna, che maturò posizioni critiche verso la gestione della Lpt, giudicandola rinunciataria nei confronti dell’ex Zona B e di Osimo. Si staccò così dalla Lpt, chiudendo nel 1983 il suoultimo mandato istituzionale. Da allora ha operato a livello sociale nelle organizzazioni degli esuli, e come presidente dell’Ente Rinascita Istriana, storica emanazione del disciolto Cln dell’Istria.

«Bologna - ricorda Renzo Codarin, che negli anni ’90 gli subentrò come presidente provinciale dell’Anvgd - ha avuto nella Dc locale e nazionale un ruolo importante. Coerente con le sue idee, ha pagato di persona. Non aveva paura di parlare di vicende legate al nostro confine. In Parlamento si ragionava di foibe già all'epoca, ma non si era compresi. Non ha mai mollato, passando a noi il testimone della protesta e della sensibilizzazione».

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