Morto Dercar, il gallerista amico di Lolò

Cacciatore di talenti nel mondo dell’arte aveva consolidato nel tempo il rapporto con Leonor Fini. Gestì la Rettori Tribbio

È mancato improvvisamente Eligio Dercar, uno dei galleristi più attivi a Trieste nella seconda metà del Novecento, dopo una vita spesa interamente per il mondo dell’arte e la famiglia.

Nato nel ’29 a Savona, ma di origini servolane, è stato energico e tenace promotore di cultura e artista di qualità egli stesso – che però preferì rimanere nell’ombra –, oltre che amico entusiasta degli artisti. In particolare di alcuni, che aveva lanciato. Come per esempio un giovane talento di Shangai, Zhou Zhiwei, oggi quanto mai sulla cresta dell’onda. Segno che Eligio aveva avuto, come sempre, buon fiuto nel puntare su quel giovane e gentile pittore, che nella sua arte sapeva mediare tra il rigore della cultura orientale e l’occidente. Dercar l’aveva condotto con sé anche a Parigi, in una delle sue frequenti visite a Leonor Fini, che l’aveva molto apprezzato. Lei era un altro cavallo di razza della sua nobile scuderia, piuttosto votata al figurativo di qualità che all’informale o all’astrattismo, imperanti nella seconda metà del Novecento, quando Dercar aveva iniziato la propria attività: dapprima in una galleria che aveva chiamato Il Tribbio, situata nella parte alta di via Piccardi, trasferendosi poi, nel ’69, nel cuore della nostra Città vecchia, dove lo spazio espositivo è tutt’ora attivo dal 2003 sotto la direzione del genero Fabio Zorzet.

Sempre alla ricerca di nuovi talenti, Eligio si dedicava a tali scoperte nel corso dei numerosi viaggi in Europa che faceva d’estate assieme alla moglie Clara. E tra i suoi amici c’era stato anche il conte Carolus Cergoly, futurista mitteleuropeo appartenente a un casato di nobiltà ungaro-slava con radici in vari Paesi dell’impero austriaco, scrittore visionario di grande talento, poeta e giornalista, di notorietà nazionale per il romanzo “Il complesso dell’imperatore”, che nel 1959 aveva fondato la Galleria dei Rettori. E che 10 anni più tardi, in virtù di quanto lo stimava, la cedette proprio a Eligio, che fuse i due nomi, trasformandola in Galleria Rettori Tribbio e gestendola con un occhio di attenzione agli artisti della nostra regione ma anche verso l’internazionalità di grandi protagonisti, quali appunto la Fini, temperamento molto selettivo, di cui era divenuto nel tempo uno dei pochi ammessi a frequentare l’abitazione parigina. Un personaggio speciale, al quale Dercar ha riservato sempre un ricordo commosso. E così accadde anche per Tullio Crali, «cui era pure legato da amicizia e che andavamo a trovare nella casa milanese di via Maffei – ricorda Fabio Zorzet – anche per organizzare le sue due ultime mostre: quella sul Futurismo e quella sull’Aeropittura, con cui l’artista chiuse la sua parabola futurista proprio alla Tribbio»; mentre a una delle precedenti rassegne sul grande pittore in galleria era intervenuto Marinetti in persona a declamare alcune poesie. I funerali martedì alle 10.40 in via Costalunga.

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