Morto Di Rocco, boxeur e ristoratore

Se n’è andato a 90 anni Giulio Di Rocco, campione italiano dei pesi leggeri ricordato però dai più per essere stato il gestore e l'anima del ristorante Ambasciata d'Abruzzo. «Mio padre è stato un...
Silvano Trieste 17/05/09 Ristorante Ambasciata d' Abruzzo
Silvano Trieste 17/05/09 Ristorante Ambasciata d' Abruzzo

Se n’è andato a 90 anni Giulio Di Rocco, campione italiano dei pesi leggeri ricordato però dai più per essere stato il gestore e l'anima del ristorante Ambasciata d'Abruzzo. «Mio padre è stato un cavaliere nella vita, nel lavoro, sul ring e tra i fornelli», ha ricordato ieri il figlio Roberto. I suoi spaghetti alla chitarra con le polpettine di vitello e i suoi cestini pieni di salami lasciati quasi incustoditi su ogni tavolo hanno segnato la storia della ristorazione a Trieste.

Quello della cucina però, è stato uno dei tanti capitoli della vita intensa di Di Rocco. Basti pensare che nel corso della seconda guerra mondiale è stato uno dei combattenti della battaglia di Nikolaevka, in Russia per poi passare sotto l'esercito americano. Catturato per due volte dai tedeschi, conservava ancora vivo quel ricordo. E nel suo portafogli ha tenuto sempre ripiegata con cura una vecchia e lisa lettera di referenze, nella quale un capitano dell'esercito americano sottolineava le sue qualità come uomo d'onore, di alto valore morale, spirituale.

Rientrato dal fronte, si è dedicato a un'altra sua passione: lo sport, la boxe. Ci ha dedicato tutto se stesso, diventando nel 1949 campione italiano dei pesi leggeri. Un successo che gli ha consentito di conoscere e stringere un'intensa amicizia con Tiberio Mitri che lo ha voluto anche come suo testimone di nozze. Non contento dei successi sportivi, assieme alla moglie Carmela, ha aperto in piazza della Borsa uno dei negozi che hanno fatto la storia del commercio triestino, Cadet. Il regno delle pelletterie, delle borse di alta qualità e di firme importanti della moda italiana.

Ma la passione di Di Rocco è sempre stata la cucina, la sua cucina, quella abruzzese, viste le sue origini di Castel di Sangro, in provincia dell'Aquila. «Fin da quando io e mia sorella Betty eravamo piccoli - ricorda il figlio - papà prevedeva che prima o poi avremmo aperto un ristorante». E quel desiderio, quel sogno si è avverato nel 1984, in via Furlani, quando un locale sperduto nel rione di Campanelle è diventato il regno della cucina abruzzese e il punto di riferimento dei buongustai. A quei tavoli hanno mangiato capi di stato, il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Giorgio Almirante, Giovanni Spadolini e attori del calibro di Kathleen Turner. In cucina, affiancato da solidi collaboratori e anche dal figlio Roberto, ha trasformato l'Ambasciata d'Abruzzo in uno dei punti di riferimento della ristorazione. Nella piccola veranda soleggiata d'estate e tra gli accoglienti tavolini nei mesi meno caldi hanno mangiato intere generazioni. Famiglie, colleghi di lavoro, i vertici delle aziende più importanti di Trieste e politici di ogni orientamento.

Fino a che la forza glielo ha permesso, Di Rocco non si è mosso dai fornelli. Negli ultimi anni aveva preferito ritirarsi e passare più tempo con la moglie Carmela.

I parenti e gli amici gli dedicheranno l'ultimo saluto lunedì 13 ottobre, alle 11, alla messa che don Ettore Malnati celebrerà a Notre Dame de Sion.

Laura Tonero

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