Morto Irneri, timoniere del Lloyd Adriatico

Alla guida della Compagnia per 40 anni, ma sempre in prima linea anche nella politica (Lista per Trieste), nel sociale e nell’informazione (Tele4)

di Gabriella Ziani

È morto Giorgio Irneri, 89 anni, uno dei grandi protagonisti della storia economica triestina e della sua grande tradizione nel campo delle assicurazioni.

Con il Lloyd Adriatico fondato dal padre Ugo nel 1936 e di cui fu alla guida dal 1947 al 1989 portò il successo della compagnia assicurativa oltre i confini nazionali. Oggi è parte del gruppo tedesco Allianz che conta oltre 6000 dipendenti e 70 milioni di clienti.

Irneri, vicino alla Lista per Trieste per la quale nel 1984 fu candidato al Parlamento europeo, chiamato da Manlio Cecovini, è stato anche un attento sostenitore di molte iniziative sociali e benefiche, alla guida della società nautica Hannibal di Monfalcone e fondatore nel 1977 della prima televisione privata di Trieste, Telequattro.

Era nato il 2 giugno del 1922 e a soli 19 anni aveva iniziato a lavorare nel settore assicurativo, cominciando dalle Generali. Nel ’47 entrò nella compagnia che il padre aveva fondato col nome di Sabaudia nel 1936, e che quando riattivò dopo le amare tragedie durante il periodo della guerra volle ribattezzare in questo modo. Un rapporto «ereditario» felice, perché Giorgio fece al Lloyd tutta la carriera e seppe gestire il settore assicurativo con una forte lungimiranza imprenditoriale.

Fu il Lloyd adriatico - la cui nuova sede nel «largo» in zona Campi Elisi che è stato intitolato proprio agli Irneri venne decisa e fatta erigere da Giorgio - a «inventare» già negli anni Sessanta una nuova formula di assicurazione automobilistica, la 4R, che per la prima volta prevedeva una franchigia a carico del cliente. Sembrò allora un rischio, ma si rivelò un successo e la formula fu copiata da tutte le altre assicurazioni.

Fu un episodio clamoroso e pesante, un processo per esportazione di capitali fra il 1985 e il 1987 (accusa da cui Irneri fu infine scagionato) a portare in realtà alla luce il sotterraneo lavoro di alleanze economiche, sotto forma di lucrose cessioni di quote. In quella circostanza fu il finanziere Elie de Rotschild a rivelare le transazioni avvenute con Londra, scagionando l’assicuratore triestino e nel contempo rivelando l’internazionalizzazione della sua compagnia. Che in seguito proseguì con la Swiss Re, e che si è conclusa con l’inglobamento nel gruppo tedesco Allianz.

Irneri nel 1982 era entrato anche nella Ifil, la finanziaria degli Agnelli, ma fu un matrimonio-lampo, durato nemmeno un anno. Irneri se ne ritirò di fronte al pericolo che il Lloyd adriatico potesse essere aggregato alla Toro, il gruppo assicurativo che gli Agnelli avevano appena acquisito.

Al compimento dei 65 anni Giorgio Irneri avrebbe voluto lasciare la presidenza, vi restò ancora un anno. Gli succedette il vice Rolf Gamper, direttore generale della Swiss Re, segno tangibile del fatto che la compagnia “triestina” non era ormai più tale. Sposato con Lina Magni («l’avevo incontrata in vacanza a Cortina - aveva ricordato di recente -, un vero colpo di fulmine»), Giorgio Irneri lascia due figli, Donata e Piero, e i nipoti Fiammetta, Michelangelo, Giulia, Carola.

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