Morto per disperdere le ceneri del fratello

Federico Dean era salito con l’amico Gabriel sul Montasio con l’urna contenente i resti di Matteo, investito in Messico
Silvano Trieste 02/08/2011 Incidente in Montagna, la famiglia al, Rifugio Premuda
Silvano Trieste 02/08/2011 Incidente in Montagna, la famiglia al, Rifugio Premuda

di Corrado Barbacini

Era salito sul Montasio per disperdere le ceneri del fratello.

Quello di Federico Dean, 41 anni, l’alpinista triestino colpito da un fulmine che lo ha fatto precipitare dalla scala Pipan, era un impegno, una promessa solenne. Così l’altro pomeriggio sulla vetta, a 2753 metri, vicino alla croce e alla campana, Federico ha aperto l’urna con le ceneri e ha salutato Matteo, morto meno di due mesi fa in un incidente a Città del Messico. Con Federico, nella solennità e nel silenzio delle Alpi, c’era Gabriel Franco, il più caro amico del fratello.

C’era vento di tempesta l’altro pomeriggio sulla cima e minacciava pioggia. Ma l’appuntamento per salutare per l’ultima volta Matteo era stato deciso da tempo. Era improrogabile, quell’addio. Hanno appoggiato la targa e sono rimasti per pochi istanti in silenzio.

A testimoniare questo incredibile retroscena della tragedia che si è consumata dopo poche centinaia di metri, alla fine della via, sul ghiaione che precede la scala Pipan, sono rimaste le immagini scattate dai due alpinisti sulla cima del Montasio. Foto che sono state “aperte” dai soccorritori della Guardia di finanza di Sella Nevea qualche ora dopo il rinvenimento del cadavere. Poi, sul momento, confermate nel loro significato più profondo dalle parole che a fatica aveva pronunciato, sotto choc, Gabriel Franco quando l’altro pomeriggio è stato raggiunto dagli uomini del soccorso alpino.

Gabriel era sgomento e frastornato vicino al corpo di Federico. Il fulmine si era scagliato a pochi metri dai due quando erano sul ghiaione non lontano dalla cima della scala. Ma il colpo era stato talmente violento e devastante che Federico Dean era stato sollevato di peso per poi precipitare nel baratro.

L’urna con le ceneri di Matteo Dean era andato a prenderla Federico a Città del Messico, una settimana dopo l’incidente avvenuto al casello dell’autostrada. Era in moto, un camion lo aveva travolto. L’urna era stata depositata temporaneamente nella casa della madre Elisabetta Nardinelli, in un appartamento all’ultimo piano dello stabile di via del Bosco 2. Domenica sera Federico Dean ha salito le scale di quel palazzo. E dalle mani della madre ha preso l’urna con le ceneri del fratello per accompagnarlo nell’ultimo viaggio fino alla vetta del Montasio. Aveva appuntamento poche ore dopo, attorno alle 4 del mattino, con Gabriel Franco. I due avevano scelto la data del primo agosto anche perché quel giorno entrambi erano liberi dal lavoro. Federico Dean era un pilota comandante di aerei di AirOne sulle rotte non solo italiane, ma anche europee. Gabriel lavora come subacqueo per conto di una ditta che si occupa della posa di tubi sottomarini.

Due ore dopo sono arrivati a Valbruna. Nello zaino Federico aveva il vaso con le ceneri del fratello. Sono saliti lungo la val Saisera e poi hanno seguito la via Amalia arrivando sulla cima del Montasio dove ci sono la croce e la campana. Lì hanno salutato Matteo e le ceneri sono state spinte verso il cielo dal vento della tempesta. Le nuvole erano basse. Una preghiera e poi di corsa verso valle. Brutti presagi per chi si trova in montagna. Per questo hanno cercato di rientrare lungo la via più breve. Sotto la pioggia sempre più violenta hanno camminato per alcune centinaia di metri lungo la cresta con attorno il bianco delle nuvole. Sono scesi verso il ghiaione che precede la scala Pipan. In fretta, perché il meteo stava peggiorando di minuto in minuto. Federico camminava per primo, l’amico lo seguiva a pochi metri.

All’improvviso c’è stato un boato. Un fulmine si è abbattuto tra i due alpinisti. Dean era vicino alla scala Pipan e si stava apprestando a scendere per i sessanta metri di metallo. Ha avuto la peggio: è volato giù, spinto verso l’alto da una forza devastante e poi lasciato precipitare da 50 metri. Gabriel è stato tramortito dalla scossa elettrica e ha perso i sensi. Erano le tre del pomeriggio. Due ore dopo il superstite si è ripreso ed è sceso lungo la scala di ferro per sessanta metri. Il cadavere di Federico era riverso sul terreno alla fine della scala, dove inizia il sentiero che porta alle malghe e poi al rifugio di Brazzà. Gabriel ha urlato con tutto il fiato che aveva in gola chiedendo disperatamente aiuto. Da lontano, dalle malghe del Montasio, alcuni pastori hanno sentito quelle invocazioni.

Poi sono arrivati i soccorsi, resi difficili dalla situazione meteorologica. Le squadre sono partite a piedi da Cave del Predil. Finché approfittando di uno squarcio di sereno tra le nuvole sono scesi gli elicotteri della protezione civile e del 118. Gabriel è stato subito trasportato all’ospedale di Udine e non è in pericolo di vita. Ieri - si è saputo - le sue condizioni sono migliorate, ma serviranno altri accertamenti. È sotto choc. Intanto il corpo senza vita di Federico è stato sistemato su una barella portata braccia e composto all’obitorio di Tarvisio. Nella caserma della finanza di Sella Nevea il suo zaino è stato aperto. Dentro, così hanno detto i finanzieri del soccorso alpino, c’erano l’urna che conteneva le ceneri del fratello e la macchina fotografica. Solo in quel momento il cielo si è rasserenato.

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