Msc Crociere guarda alla Stazione marittima

A distanza di sette mesi dalla prima dichiarazione, Pierfrancesco Vago, presidente di Msc Cruises, conferma la volontà della compagnia di impegnarsi nel settore crocieristico a Trieste, dove il gruppo di Gianluigi Aponte è già fortemente coinvolto nella gestione del terminal container Molo VII. Ma permane l’incognita sul “come” e “dove” dovrebbe sostanziarsi l’impegno crocieristico di Msc nell’alto Adriatico.
A Monfalcone, a margine della consegna della “Seaview”, Vago ha detto che Msc sta valutando la possibilità di entrare nella compagine azionaria di Ttp, la società che si occupa del traffico “cruise” alla Stazione marittima. Ha aggiunto che sono in corso colloqui con gli attuali azionisti per comprendere quali siano gli effettivi spazi di manovra, comunque senza far riferimento a tempistiche e cronoprogrammi. «A Trieste ci sentiamo di casa - ha detto Vago - siamo alla ricerca di possibili soluzioni, basate su strutture in grado di supportare le caratteristiche della nave». Si ricorda che Ttp è controllata al 60% dalla Tami ed è partecipata al 40% dall’Autorità portuale. A sua volta azionisti di Tami sono Costa Crociere, Unicredit, Giuliana Bunkeraggi, Generali: Unicredit e Generali sembravano orientati a dismettere le quote in quanto non strategiche rispetto alle attività caratteristiche. I numeri non sono entusiasmanti: nel 2018 sono previsti 80 mila passeggeri, 40 mila in meno rispetto al 2017 e quasi 70 mila in meno rispetto al 2016, ritenute annate particolari. Da Ttp si fa capire che allungare di 150 metri la Marittima costerebbe meno che costruire un nuovo scalo in Porto vecchio. Non a caso Vago ha fatto intendere che le ipotesi relative a investimenti terminalistici in Porto vecchio presentano difficoltà e criticità di carattere operativo. Ha chiarito che la compresenza di Costa Crociere nell’assetto azionario di Ttp non costituirebbe un problema, in quanto Msc è socia di Costa in altre realtà terminaliste, come, per esempio, Civitavecchia.
Il presidente dell’Autorità portuale triestina, Zeno D’Agostino, anch’egli presente sulla “Seaview”, non ha direttamente commentato l’intenzione espressa da Vago, ma ha ricordato che la concessione di Genoa Metal all’Adriaterminal, unico scalo operativo in Porto vecchio, scadrà nel 2022 e non sarà rinnovata. È noto che l’Autorità ritiene Adriaterminal il naturale sito dove organizzare un terminal crociere alternativo/aggiuntivo rispetto alla Marittima. La logistica “a terra” è favorevole (affluenza mezzi, vicinanza alla stazione ferroviaria), la manovra “a mare” presupporrebbe interventi sulla diga foranea che si estende davanti al Punto franco vecchio. Senza contare che il Magazzino 23 è in concessione a Saipem. A ogni modo D’Agostino ritiene l’attenzione di Msc verso la Marittima «un primo passo».
Sull’argomento si cimenta anche il sindaco Dipiazza, pure lui a Monfalcone, che prefigura la possibilità di utilizzare alla bisogna il Molo III, previa ablazione di un pezzo della diga foranea. «Lavoriamo per fare di Trieste un home port di Msc». Nel pomeriggio di lunedì Vago, D’Agostino, Dipiazza si sono confrontati sullo “sbarco” crocieristico della compagnia. Non va dimenticato che il Molo III è stato chiesto in concessione quadriennale dalla Sèleco, che progetta di assemblare i suoi televisori in zona franca.
In questa simpatica giostra più o meno pilotata dove galoppano la Marittima, l’Adriaterminal, il Molo III, pesano comunque le parole di Vago e dell’amministratore delegato Gianni Onorato a Monfalcone: la scommessa crocieristica è soprattutto tirrenica, la dorsale adriatica è molto legata a Venezia e alla sua dibattuta operatività portuale. Un terminal crociere ha bisogno di un contesto efficiente, che tenga conto della sicurezza, del flusso passeggeri, della sistemazione dei bagagli.
Msc Crociere conta di chiudere il 2018 con un fatturato di 2,5 miliardi, che migliorerebbe del 20% il dato relativo al 2017. In costante aumento la capacità della flotta, le clientele statunitense e cinese come opportunità di maggiore crescita.
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