Muggia, molluschi proibiti tra Punta Olmi e il confine

MUGGIA. Divieto di immissione al consumo umano diretto e obbligo di depurazione dei molluschi bivalvi vivi estratti dalle acque della zona che va da Punta Olmi al confine di Stato. Non dà certo adito a interpretazioni l'ordinanza firmata dal responsabile della Ss tutela igienico sanitaria degli alimenti di origine animale Maurizio Cocevari. Visti i riscontri analitici relativi al monitoraggio microbiologico dei molluschi presenti nelle acque marine del Friuli Venezia Giulia notificati dalla sezione di Pordenone dell'Izs delle Venezie alla Ss Veterinaria tutela igienico sanitaria degli alimenti di origine animale dell'Ass n.1. Triestina – Dipartimento di prevenzione, è stata evidenziata la non corrispondenza dei requisiti igienico sanitari dei molluschi bivalvi (Mitylus species) estratti dalle acque riferentesi al punto di campionamento della zona che va da Punti Olmi al confine di Stato delle acque terittoriali comprendente i vivai dal n.1 al n.6 e dal n.19 al n.23. Analizzando le caratteristiche microbiologiche della cosiddetta zona 02 Ts Muggia eccedono i limiti consentiti per la presenza di E.coli (Escherichia coli) in misura di 330 Mpn/100 grammi.
L'Escherichia coli è di fatto il principale indicatore di contaminazione fecale, insieme agli enterococchi. Come si evince dal documento firmato dall'ente legato all'Ass «la mancata adozione di provvedimenti cautelativi può risultare pregiudizievole per la salute pubblica» onde per cui «bivalvi provenienti dalla zona individuata possono essere raccolti ed immessi sul mercato ai fini del consumo umano diretto soltanto dopo aver subito un trattamento in un centro di depurazione o previa stabulazione in zone riconosciute dall'Autorità competente».
Durante tale periodo il prodotto proveniente da questa zona di produzione dovrà essere scortato da un documento di registrazione che riporti come stato sanitario di «appartenenza classe B temporanea per superamento di limiti di E.coli». Sulla vicenda è intervenuto il consigliere comunale del Pdl muggesano, Christian Gretti: «Da quanto scritto dall'Azienda Sanitaria con gli opportuni accorgimenti, trattamento di depurazione o stabulazione la vendita dei mitili ed il successivo consumo non dovrebbe comportare pericolo per le persone, quello che però sarebbe utile sapere, anche perché simili episodi non accadano in futuro, perché si siano superati i limiti imposti dalla legge». La risposta arriva da parte del vicesindaco muggesano, Laura Marzi: «Ci troviamo di fronte ad un eccesso di escherichia, una situazione frequente durante la stagione estiva dovuta al riscaldamento delle acque che creano delle formano per cui i prodotti delle fognature vengono portate verso le pedocere. Da qui le cozze filtrano e accumulano il prodotto». Cosa si può fare dunque in questi casi? «Fare prevenzione e nel caso ci siano livelli alti di batteri, ordinare la quarantena dei mitili raccolti per stabularli e farli depurare». Marzi ha dunque invitato i cittadini a fare attenzione all'ordinanza auspicando «una rapida soluzione».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo