Muore a 20 anni, talento della pallacanestro

. Aveva solo 20 anni Emanuele Pugliese. La comunità di Ruda piange una giovane promessa della pallacanestro, un ragazzo pieno di sogni e speranze. S’è spento sabato mattina nella sua abitazione, a San Nicolò di Ruda, dove viveva con la famiglia. Emanuele, per gli amici Pugliett, ha cercato fino all’ultimo giorno di lottare contro quel male terribile che se l’è portato via. Purtroppo, sabato, le sue condizioni sono peggiorate. «Era un ragazzo solare, si faceva voler bene da tutti – il ricordo commosso di Nigle Zanella, presidente della società Basket Perteole –. Era raro vederlo arrabbiato o giù di morale. Sorrideva sempre. Era riservato e tranquillo ma se sentiva di dover aggiungere qualcosa lo diceva apertamente, senza paura». Studente d’ingegneria gestionale all’Università di Udine, aveva una grande passione per il basket e per la pesca ma sognava di diventare un ingegnere, come papà Roberto. «La fortuna che ho avuto è stata quella di conoscerlo e di poter condividere con lui tre anni assieme – aggiunge il presidente Zanella –. Arrivava agli allenamenti dopo una lunga giornata di studio. Sapeva che lo aspettava un duro allenamento con il coach Beretta ma lui, che affettuosamente chiamavano il Samurai o lo Spadaccino per i suoi lunghi capelli e i suoi baffi, non si fermava mai. Era un giocatore taciturno ma faceva sentire la sua presenza sul campo di gioco. È diventato la nostra mascotte, fino a quel maledetto giorno, quando ci comunicò che si sarebbe assentato per un problema di salute. Ci mancherai, Emanuele. Ci eravamo promessi di tornare a giocare assieme, di fare una partita a calcetto, speravamo sempre di vederti arrivare. Il sogno, nostro e anche tuo, era di vederti nei panni di vice allenatore. Torneremo a giocare assieme, Pugliett. Ciao Guerriero, per sempre nei nostri cuori». A ricordar Emanuele con particolare emozione è il compagno di squadra Massimo Niemez.
«Era un ragazzo molto attento all’alimentazione, praticava sport, non aveva mai fumato e mai bevuto – dice Marco Dolfi, compagno di Università –. Era una persona splendida, l’ho conosciuto quando frequentavamo le scuole medie. Lo ammiravo moltissimo. Un ragazzo pieno di valori. Gli piaceva la sua casa, la sua vita, la sua dimensione. Si svegliava all’alba per andare a pescare ed era felice. Tutti i giorni andavamo assieme all’Università. Guidava lui o guidavo io. Alle 8 si partiva per Udine, alle 7.30 era già davanti a casa mia». —
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