Nati sette piccoli cigni all'ombra dell'inceneritore

Si sono costruiti il nido alla foce del Rosandra, in piena zona industriale, a due passi dall'area dell’ex raffineria Aquila. E da domenica scorsa, in un ambiente che a prima vista sembrerebbe inospitale, hanno ingrossato le fila della famiglia, con mamma cigno che ha dato alla luce sette brutti anatroccoli. Che, come nella fiaba di Hans Christian Andersen, nel giro di sei-sette mesi si trasformeranno da grigi pennuti dall'aria triste in candidi e austeri animali dal collo lungo e dal becco poderoso
Si sono costruiti il nido alla foce del Rosandra, in piena zona industriale, a due passi dall’inceneritore e dall’area dell’ex raffineria Aquila. E da domenica scorsa, in un ambiente che a prima vista sembrerebbe inospitale, hanno ingrossato le fila della famiglia, con mamma cigno che ha dato alla luce sette brutti anatroccoli. Che, come nella fiaba di Hans Christian Andersen, nel giro di sei-sette mesi si trasformeranno da grigi pennuti dall’aria triste in candidi e austeri animali dal collo lungo e dal becco poderoso.


E’ una storia a lieto fine quella della coppia di cigni del Rosandra, che hanno messo su casa e prole proprio in mezzo ai fabbriconi di cemento. Il signor Carlo, appassionato di ornitologia, li ha adocchiati un paio di anni fa e da allora ogni giorno con qualsiasi tempo, alle due del pomeriggio, li va a trovare con un secchio di pane e croccantini. Un gesto che i due pennuti hanno dimostrato di gradire, tanto che, puntuali come orologi svizzeri, alle due si fanno sempre trovare nello stesso posto, pronti per lo spuntino.


Grazie alle cure del signor Carlo sia l’anno scorso che quest’anno, con l’arrivo della primavera, l’affiatata coppia di cigni, incurante dell’ambiente circostante, si è generosamente riprodotta.

«In realtà - racconta Carlo - durante l’estate i miei protetti sono perfettamente in grado di procurarsi da mangiare da soli. E’ d’inverno, quando il cibo scarseggia, che hanno davvero bisogno di me. E io mi faccio trovare».


Ieri per la prima volta i nuovi nati sono usciti alla luce del sole, dopo essersi rifugiati per cinque giorni sotto la protettiva ala materna. Adesso, e ancora per un po’ di tempo, resteranno appiccicati alla mamma, che con i suoi otto chili di peso sarà certamente in grado di nutrirli e proteggerli dai pericoli esterni. Ma la bella famigliola rimarrà unita soltanto fino al prossimo inverno. Quando i piccoli saranno cresciuti, dovranno inevitabilmente separarsi dalla madre: «I cigni sono molto gelosi del proprio territorio - spiega Carlo -, e non fanno eccezione neppure per i figli, che dovranno trovarsi un altro posto dove stare. D’altra parte in natura va così. Questi - continua Carlo - sono cigni ”domaci”, vivono qui da tanti anni perchè in mezzo alle fabbriche della zona industriale, paradossalmente, hanno trovato l’habitat che fa per loro. E ormai mi conoscono talmente bene che mi fanno avvicinare anche ai piccoli senza nessun problema». Lo considerano come uno di famiglia.


È da sottolineare che mamma e papà cigno sono una coppia ben consolidata (i cigni, come i pappagalli, sono monogami convinti, molto più degli esseri umani), che si separa soltanto in rarissime occasioni. «A marzo _ aggiunge l’ornitologo - la femmina scompare, perchè si ritira nel nido a covare per una quarantina di giorni. Ma per il resto dell’anno i due fanno coppia fissa e quasi sempre si muovono assieme.


«In volo si spostano di due-trecento metri, ma in acqua coprono distanze ben più considerevoli: mi è capitato di vederli arrivare anche fino al Molo Balotta, a Muggia. Ma alla fine ritornano sempre qui, alla foce del Rosandra, dove hanno messo sù casa. Fiume che, nonostante scorra in uno dei luoghi più amati dai triestini, è stat triestementeo abbandonato a se stesso.

«Sono stato io a ripulire questa zona - si infervora il padre adottivo dei cigni - in modo da avere almeno un accesso alle rive, altrimenti come facevo a dar da mangiare agli animali?. Ma è un peccato che questo posto sia così trascurato, perchè attorno alla foce gravita una fauna di tutto rispetto: lepri, fagiani, germani reali, pivieri, anatre mute e caprioli».

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