Addio ai negozi storici di Trieste, quelle insegne con i cognomi e una sfida per la politica

Chiudono per questioni socioeconomiche e generazionali, per la forza di Amazon e dei suoi epigoni. Chiudono perché vogliamo tutto e subito; non entriamo in un negozio per cercare e scegliere ma per prendere.

Fabrizio Brancoli
Lo storico Godina di via Carducci (Lasorte)
Lo storico Godina di via Carducci (Lasorte)

“Chiude un’altra attività storica a Trieste”. Quando pubblichiamo una notizia del genere, i dati di lettura sono sempre alti. Il tramonto di quella merceria popolare, di quella rivendita dove andavano tutti, di quella pasticceria che faceva i krantz buonissimi, diventa il titolo del giorno, spesso, più del maxi progetto urbanistico, più della partita dell’Unione o del basket.

A Trieste scompaiono negozi e locali storici, ma è troppo facile incolpare Amazon
Il negozio Andromeda chiuso da pochi mesi (Lasorte)

Sono gli esercizi che hanno il cognome sulle insegne, quelli con lo stesso volto per decenni dietro al bancone. Ci andavi da bambino e ci portavi i figli. Sono cresciuti con noi, pilastri silenziosi del lessico di una città.

Chiudono per questioni socioeconomiche e generazionali, per la forza di Amazon e dei suoi epigoni. Chiudono perché vogliamo tutto e subito; non entriamo in un negozio per cercare e scegliere ma per prendere.

La Trieste del passato: quelle vecchie insegne che resistono al tempo
Alcune ex insegne leggibili in città (fotoservizio di Andrea Lasorte)

Però, perché vogliamo leggere queste storie? Evidentemente genera interesse e dispiacere. Ma allora servirebbe una politica fatta bene: non che allarghi le braccia “perché tanto funziona così” ma che se ne occupi prima; studiando percorsi che sostengano il commercio storico e lo valorizzino. Invece che commemorarlo e basta. —

Argomenti:cronaca

Riproduzione riservata © Il Piccolo