Nei maneggi del Monfalconese 90 cavalli inattivi: salute a rischio

Tiziana Carpinelli / STARANZANO
Sulla ciclabile, al parco, sull’argine di Marina Julia il runner non si vede più da un pezzo. Ha i piedi legati dai decreti ministeriali e dalle deliberazioni regionali. Ma se al corridore è stata tolta la benzina, cioè la libertà di cadenzare il passo sull’asfalto, selciato o manto d’erba, ai cavalli invece trotto, galoppo e andatura al passo vengono ancor più sollecitati. Questo perché in assenza della “palestra” che ha rimodulato perfino il regime alimentare – infatti le sessioni di equitazione e le lezioni dei privati, al pari di ogni attività sportiva, sono state sospese per l’emergenza Covid-19 – i quadrupedi non si possono né si devono fermare. Ne va della loro salute, la difesa del benessere.
Lo spiega un esperto, Gianni Polonio, fondatore, nel 1992, del Circolo ippico “Le Traversine”, inaugurato a Dobbia, a un paio di chilometri dal centro di Staranzano. Perché il cavallo, animale sensibile e potente, ma per taluni versi delicato, può essere nell’ozio più esposto a criticità rispetto ad altri. Vedi per esempio le temibili «coliche, un evento che in qualsiasi altro mammifero, uomo compreso, non desta particolari preoccupazioni, mentre in questi animali sì, poiché possono coricarsi e rovesciarsi nel box». Esattamente come una persona si girerebbe nel letto per un mal di pancia. Il pericolo è infatti che l’animale resti, come si dice in gergo, “imboxato”, cioè incastrato nel box. A quel punto, in situazioni estreme e rare, può perfino rendersi necessario l’intervento dei pompieri per liberarlo, poiché rimettere in piedi un equino di 600 chili, va da sé, richiede non comuni sforzi.
A spanne le coliche, comprese quelle lievi e facilmente risolvibili, riguardano secondo l’esperto un cavallo su dieci. Nella maggior parte dei casi si risolvono con l’intervento del veterinario senza la necessità di un’operazione chirurgica. Ma non sempre è così. Senz’altro una casistica decisamente più contenuta, rara, quella delle occlusioni intestinali ovviabili solo con la rimozione di un tratto delle viscere. La prevenzione, oltre a seguire regimi alimentari equilibrati, consiste anche nel muovere e far lavorare il cavallo regolarmente, con una routine coerente e proporzionata pure nell’attuale periodo di isolamento e relax. «Fermo restando che per i divieti nessuno può montare a cavallo – spiega Polonio – ogni giorno qui si muovono i cavalli». Per due ore almeno, a turno, gli animali sono indotti a trottare e galoppare nell’ampio appezzamento di sette ettari. C’è poi anche l’aspetto della cura dei piedi: i maniscalchi, autorizzati, vengono a sistemare gli zoccoli. «Diversamente, un animale non curato può rimanere, senza tali attenzioni, zoppo e soffrire», chiarisce. I quaranta cavalli alle Traversine, sotto ogni punto di vista, stanno alla grande.
L’altra criticità è l’approvvigionamento di fieno. Qui nell’Isontino non ci sono grossi problemi, a differenza di ciò che sta capitando in altre parti d’Italia, ma come riferito da Elvino Bonazza, titolare del centro ippico Pietrarossa di Ronchi, «se non pioverà c’è il rischio che tra maggio e giugno non vi siano subito a disposizione tutte le balle di fieno necessarie e le scorte inizino ad esaurirsi». In generale un quadrupede ne consuma 3 quintali al mese, oltre ai mangimi. Le scuderie locali, comunque, sono rifornite anche in caso di carenze. Infatti chi cura i cavalli conosce bene questi temi. E fin dall’inizio dell’emergenza coronavirus, che purtroppo sta tenendo alla larga dai maneggi i proprietari degli animali lì custoditi, Bonazza sta adottando ogni misura di tutela. C’è da dire anche che i titolari di purosangue stanno facendo la loro parte, ottemperando con regolarità alle rette per il mantenimento.
Sta molto bene, dunque, anche la quasi cinquantina di cavalli ospitati al maneggio Pietrarossa. Bonazza, 82 anni, un passato nell’elettronica prima di tuffarsi in questa grande passione della sua vita, racconta che «gli animali pascolano fino a sera, brucano l’erba, corrono e camminano, giocano: insomma, si muovono liberamente». «Devo dire che gli 80 mila metri quadrati di spazio in questa particolare situazione ci agevolano – riferisce – ed è un divertimento anche per noi tre che lavoriamo qui osservarli (nemmeno i gestori possono montarli o fare attività sportiva per le note prescrizioni, ndr). Detto questo la situazione è nota: nessuno può entrare, a meno che non sia una situazione giustificata, come nel caso in cui l’animale stia poco bene o per la visita del veterinario». «Il cavallo – conclude – è un animale delicato: ci vuole psicologia e passione per capire, prima ancora che insorgano, i problemi che lo possono mandare in tilt». –
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