Nel 2007 la mobilitazione per Anna uccisa dopo aver sognato un lavoro

Anna Stanosz, Jakov Macura, Deshui Chen. I loro corpi sono rimasti a lungo nell’obitorio di Sant’Anna, le loro storie drammatiche per motivi diversi, avevano riempito le pagine della cronaca.
Il corpo senza vita della venticinquenne Anna Stanosz, ormai irriconoscibile, era stato rinvenuto nella boscaglia tra Opicina e Fernetti il 21 giugno del 2007. Rapita in Polonia e uccisa sul Carso. Era riversa in una buca, circondata dai rovi, a piedi nudi. Accanto a lei uno zainetto con un Vangelo, un curriculum scolastico e professionale. La ragazza era finita nella mani di un’organizzazione di intermediari senza scrupoli che le avrebbero promesso, in patria, un trasferimento verso l’Italia con la prospettiva di un lavoro. Il suo corpo era rimasto a lungo in obitorio perché i genitori, lei casalinga e lui invalido in un piccolo paese nel cuore della Polonia, con le loro entrate mensili non potevano far rientrare in Polonia il feretro, il cui trasferimento costava circa 4 mila euro. La storia aveva colpito il cuore dei triestini. La macchina della solidarietà si era messa in moto e aveva consentito alla famiglia di superare quest’ostacolo, portando il corpo nel cimitero di Varsavia.
Morì invece da solo, nel 2015, in un letto della casa di riposo di Muggia, Jakov Macura, l’anziano originario della “fu” jugoslava Sebenico e triestino d’adozione, noto in città per la sua strenua battaglia per riavere una casa dalla quale era stato sfrattato. Non aveva nemmeno più un lavoro. Giornalista, si era visto ritirare i documenti nel ’92, a Rabuiese, dalle autorità della neonata Slovenia, dopo 15 anni passati a Capodistria. Macura, dunque, era un apolide. Un uomo con una forte dignità: rispettoso, sensibile, un “omone” buono che però non si dava pace. La situazione lo logorava. Dormiva in stazione ferroviaria, poi sotto la pensilina degli autobus. È stato più volte vittima di aggressioni. Dimenticato dal mondo, alla fine se ne è andato in silenzio. A farsi carico del suo funerale fu il Comune di San Dorligo della Valle dove aveva mantenuto la residenza. Ha trovato riposo in quel piccolo cimitero sul Carso, sotto a una piccola croce. A celebrare le esequie intervenne padre Gregorio Miliaris della Comunità greco-ortodossa.
Rimase per anni nella cella frigorifera dell’obitorio di Sant’Anna, il corpo di Deshui Chen, il commerciante cinese di 36 anni ucciso a coltellate nel 2001 da due connazionali in piazza Ponterosso. L’omicidio era avvenuto in mezzo alle vecchie bancarelle degli ambulanti che ogni giorno popolavano quell’area. Un regolamento di conti. Il corpo era stato gettato in mare e recuperato subito dopo dai sommozzatori, ma rimase per anni senza sepoltura e senza che nessuno lo reclamasse. Riposa anche lui nella fossa comune di Sant’Anna. —
L. T.
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