Nel cuore di Opicina riapre la storia con i piatti di Valeria

La chiusura era arrivata dopo i successi degli anni ’70 Il cuoco Tom Oberdan ora ha rilevato trattoria e albergo
Di Furio Baldassi
Lasorte Trieste 27/01/17 - Opicina, Ristorante Valeria
Lasorte Trieste 27/01/17 - Opicina, Ristorante Valeria

Un evento. Per l’altipiano e per Opicina, prima ancora che per la ristorazione locale. Perchè questo “Valeria”, riaperto nei giorni scorsi, a quelle latitudini era quasi un simbolo. E ora ha risollevato le serrande con tutte le intenzioni di tornare ad esserlo. Merito del coraggioso Tom Oberdan, cuoco scafatissimo a dispetto di una carta d’identità ancora “under 40”, che si è rimesso in gioco con un coraggio e un rischio d’impresa che da soli valgono un applauso preventivo.

Perché, tutto sommato, avrebbe anche potuto adagiarsi sugli allori, e cioè sul successo crescente del suo “Bak” di Pese, assurto in pochi anni al ruolo indiscusso di migliore e più creativo ristorante del Carso. E invece, proprio nel momento in cui era maggiormente in auge, ha deciso di fare il gran passo. Per motivi affettivi, in primis. «La trattoria Valeria - racconta - è legata indissolubilmente ai miei inizi da cuoco. Ero ancora fresco di scuola quando mi invitarono per uno stage che sarebbe dovuto durare un mese. È andata a finire che sono rimasto là per dieci anni, salendo tutti i gradini della cucina».

Alcuni cambi di gestione, a dir poco sfortunati, avevano quindi portato a un crac milionario e alla dolorosa chiusura del locale, che negli anni si era allargato, arrivando anche a comprendere un graziosissimo hotel a tre stelle con otto stanze. Preziosissimo per la frazione, a maggior ragione dopo un’altra dolorosa chiusura, quella dell’Hotel Daneu.

Un brutto colpo per quanti, tanti, di Valeria avevano un ricordo a dir poco romantico. Erano gli anni ’70 quando il posto, poco più di un baretto all’epoca, pullulava di studenti universitari, ben felici di abbandonare la mensa in favore di un’osteria casalinga nella migliore accezione del termine.

Uno sguardo quasi complice e, girando attorno al banco, ci si infrattava in una minuscola saletta. Tenevano banco gli gnocchi, si capisce, ma bastavano anche una frittatina, il vino della casa e una buona compagnia per fare di quel minuscolo spot un luogo dell’anima, trasformandolo in un ricordo indelebile.

Un’ampia (e costosa) ristrutturazione aveva dato un taglio netto a quei ricordi. La sala era triplicata nelle dimensioni, il banco bar era stato spostato, l’intero immobile, che ora Tom si è aggiudicato dalla banca che vantava i maggiori crediti, era stato rivisto e adattato ai tempi moderni. Con minor fascino ma più concretezza. Valeria aveva visto mutare in maniera radicale la sua clientela.

Notazione per certi versi logica, considerato che i lavori avevano consentito di dare vita anche a una lussosa cantina scavata nella roccia, con montacarichi direttamente collegato ai piani superiori per portare le bottiglie, e un angolo degustazione. Sarà ripristinato anche questo, «ma con calma», mettono le mani avanti Tom e la moglie. E sarà un valore aggiunto perché la “grotta” è realmente suggestiva e, all’epoca, poteva contare su quasi 200 etichette di vini, oltre a svariate marche di champagne.

Tempo permettendo, si apriranno presto anche i battenti della porta che conduce all’esterno, verso una terrazza su due livelli forte di ben 100 coperti, con una vista assolutamente inedita sui tetti di Opicina e la vicina chiesa e, soprattutto, ben lontana dai rumori della trafficatissima Strada per Vienna. Un angolo invisibile e insospettabile dall'esterno, visto che si affaccia sul giardino interno.

Sul menù, infine, Tom andrà avanti sul sicuro, mantenendo pari pari la formula che ne ha decretato il successo da “Bak”. E dunque: piatti creativi del territorio, il vero chilometro zero in una lista che viene aggiornata di continuo e mette in risalto l’approccio fantasioso della sua cucina.

Attenzione, però: questo non significa affatto che verrà abbandonata la cucina carsolina tipica. Come già a Pese, Oberdan manterrà infatti in lista la sua personale interpretazione dei piatti più diffusi (e amati) dell’altipiano.

In un ideale, se non proprio uguale, collegamento con la Valeria che fu, ci saranno dunque gli gnocchi di patate, nelle molte varianti, così come svariate proposte di carne, prima tra tutte una saporita “Ljublianska” che ha dato al giovane cuoco molte soddisfazioni negli anni passati. Tutto cambi perché nulla cambi? Anche sì. Ma è tutto meno che un difetto.

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