Nella stiva della nave un gas esplosivo

Pericolo sventato dalla Capitaneria. La bulk carrier, carica di rinfuse ferrose per le fonderie, aveva le paratie bollenti
Di Giulio Garau
Bonaventura Monfalcone-14.12.2016 Incidente in porto-Monfalcone-foto della Capitaneria
Bonaventura Monfalcone-14.12.2016 Incidente in porto-Monfalcone-foto della Capitaneria

Una nave da trasporto con le stive cariche di ferro destinato alle Ferriere Nord, ma anche sature di una miscela di gas esplosivo. Poteva scoppiare con gravi conseguenze per il porto di Monfalcone la Banos, una bulk carrier da 33mila tonnellate, lunga 189 metri, battente bandiera delle Marshall Islands, proveniente da un porto del Mar Nero, arrivata lunedì scorso a Portorosega. Bastava una scintilla dopo l’apertura delle stive per scatenare il finimondo con il porto in balia di una nave di metallo incandescente che brucia a temperature altissime.

L’equipaggio, tutto filippino, compreso il comandante, nonostante gli strumenti a bordo (la nave è recente, del 2010) non si era reso conto di quanto stava accadendo e che le paratie erano bollenti. Soltanto la preparazione, la prontezza di intervento e la professionalità della Capitaneria di porto di Monfalcone hanno evitato il disastro. Arrivano spesso navi cariche di bricchette, una situazione da manuale per le rinfuse di ferro che ossidandosi e sviluppando ruggine in ambienti chiusi, senza ossigeno, emettono gas che diventano esplosivi. Ed è per questo che lunedì scorso, quando la Banos ha attraccato, la Capitaneria ha attivato le normali procedure di prevenzione. Un intervento che di solito rientra nella normalità e dà esito negativo viste le misure di sicurezza delle navi.

Ma quando sono saliti a bordo il personale della Capitaneria con il consulente chimico, Stefano Pastrello, è emerso subito che la situazione era grave. «Tre stive su cinque presentavano una elevata concentrazione di miscela esplosiva» racconta il comandante, Pasquale Di Gioia. Anche le paratie della nave erano surriscaldate in maniera anormale. E l’intervento di routine si è trasformato in procedura di emergenza.

Una situazione di grave rischio visto il carico: 29mila tonnellate di brichette e 16mila billette. C’era il rischio che saltasse tutto in aria. Non era mai accaduto finora a Monfalcone. La Capitaneria, su indicazioni del chimico, ha ordinato di tenere chiuse le stive e ha chiesto di ventilare il carico per far scendere il livello di pericolo. Contemporaneamente è stata allertata la Direzione marittima di Trieste per l’emergenza. Le ore scorrevano e la situazione precipitava invece di migliorare. Nelle stive il processo chimico non si fermava e le lamiere erano bollenti. «Nel pomeriggio - aggiunge De Gioia - ho ordinato alla nave di lasciare il porto per dirigersi in una zona sicura in mare aperto. E la Banos è uscita con tutti i protocolli di sicurezza». C’era il rischio di bloccare tutte le attività in porto, comprese quelle di Fincantieri.

La nave si è diretta in mare e ha buttato l’ancora al largo di Miramare. Bisognava ventilare di più le stive approfittando del borino. Ma anche questa manovra non ha dato buoni risultati. Durante la notte è continuato il monitoraggio dei gas esplosivi e della temperatura che hanno continuato ad aumentare. Ore frenetiche nella sala di controllo del Comando di Monfalcone sotto il coordinamento della Direzione marittima. Alle luci dell’alba, vista la situazione, il comandante Di Gioia ha fatto un altro tentativo. «Rischiavamo non solo l’incendio di una nave nel golfo, ma anche gravi ripercussioni sull’ambiente - racconta - per questo ho inviato a bordo nuovamente il chimico col tenente di vascello Francesco Benedetto che ha un’enorme esperienza maturata negli anni. Una scelta fatta con scienza, tecnica e coscienza che si è rivelata vincente». Assieme all’equipaggio si è deciso di ventilare forzatamente le stive, stavolta una per una e per fortuna i valori sono rientrati nella normalità.

Quando sono state riaperte in mare le stive è uscito un sacco di fumo, in realtà vapore acqueo. La nave è rientrata martedì sera con le stive ancora fumanti e sono iniziate le operazioni di sbarco condotte dalla Compagnia portuale (bricchette) e dalla Midolini (billette). Per Di Gioia e la Capitaneria un sospiro di sollievo per lo scampato incidente. E nel frattempo sono iniziate le indagini a bordo. Per capire come sia potuto accadere, per scoprire se qualche impianto non ha funzionato, se ci sono stati sbagli o negligenze. «Ho dato l’ordine di rivoltare la nave come un calzino» conclude il comandante Di Gioia che ha confermato che la Banos «resterà a disposizione in porto» per alcuni giorni.

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