Nell’altare della “Madoneta” il Bambino ha il volto di Silvia
Dal formidabile archivio di Vittorio Alberto Spanghero si apprende che nel 1855 a Turria il “morbo grassante” non dava tregua. La prima vittima di una lunga serie fu Giuseppe Spanghero d'anni 36. La conta dei decessi causa colera arrivò a 91 morti su 1017 abitanti. Il 23 agosto morì il parroco don Nicolò Guzzoni di anni 32, che reggeva la cura delle anime dal 1847. Contrasse la malattia durante le visite agli infermi. I turriachesi costernati fecero una colletta di 55 fiorini ed eressero nei pressi del “Logo véc'“, oggi via Oberdan, una immagine di Maria Santissima dinanzi alla quale, inginocchiati sulla pubblica via, recitarono ogni giorno il Santo Rosario. Dopo che il morbo gradualmente si estinse, la comunità rinnovò il voto che fecero nel 1836 di portarsi annualmente al santuario di Barbana e decise di erigere un piccolo altare in muratura in onore della Madonna. Nel 1925, Anno Santo Giubilare, un comitato di padri di famiglia decise di costruire al posto del capitello sopra ricordato una cappelletta, per la quale occorsero contributi, una colletta fra le famiglie e un piccolo mutuo concesso dalla locale cassa rurale, da saldarsi con elemosine raccolte in chiesa. La storia della “Madoneta” di Turriaco è una storia di grande fede. I misteri delle vita e della morte, gli oscuri messaggi della natura, la speranza in una giustizia migliore di quella umana, hanno in ogni tempo determinato un'intensa ansia ed un forte bisogno di credere. Così, come altri popoli, anche la popolazione turriachese si è rivolta alla fede per trovare la forza di accettare l'esistenza e la storia. Nel dicembre 2000 l’ultimo restauro della “Madoneta”. Il nuovo quadro della Vergine fu dipinto dall’artista turriachese Gualtiero Silvio Cosolo. Il pittore ha raffigurato l’immagine della Madonna ispirandosi al pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo, dando al volto del Bambino le sembianze della nipotina Silvia. —
RO.CO.
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