Nell’altopiano sopra Selz i resti della “guerra fredda”

Manufatti, casermette, recinti: è quanto resta nell’abbandono della zona militare dove fino agli anni Novanta persisteva il poligono di tiro dei carri
Bonaventura Monfalcone-07.11.2020 Ex poligono di tiro e zone adiacenti-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-07.11.2020 Ex poligono di tiro e zone adiacenti-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura

Luca Perrino / Ronchi

Il ritrovamento dei giorni scorsi di un ordigno nella zona dell’ex poligono militare sopra Selz ci riporta ai tempi di quando tutto il Friuli Venezia Giulia era disseminato di presenze militari, caserme più o meno capienti, polveriere, casematte e persino una base missilistica vicino ad Aquileia.

I sentieri carsici sopra Ronchi dei Legionari hanno fatto venire alla luce, non è la prima volta che ciò succede, una testimonianza di ciò che veniva usato nelle frequenti, quasi giornaliere, esercitazioni che si svolgevano in quest’area. Terreno di confronto e di scontro per tantissimi anni. Ronchi dei Legionari, prima dello smantellamento del vecchio sistema difensivo italiano prodotto della “guerra fredda”, aveva una sola caserma attiva, quella dell’Aeronautica militare italiana all’aeroporto, ma, come detto, possedeva una zona non certo limitata dove si sviluppavano esercitazioni con armi leggere, ma anche con mezzi pesanti e carriarmati. Un passato che fa parte della storia italiana e di come erano organizzate le Forze Armate nella nostra nazione. Le dotazioni militari, a Ronchi dei Legionari, se si fa eccezione all’ex Villaggio Azzurro in zona aeroportuale, sono sempre state ridotte, rispetto a località come Cormons, Gradisca, Gorizia o Fogliano Redipuglia. Ma ci sono stati anni, quelli della “guerra fredda” o della cosiddetta “soglia di Gorizia”, e anche nei successivi, che una presenza scomoda c’era eccome. E i segni ci sono ancora. Era, come detto, il poligono di tiro che l’esercito aveva realizzato sulle pendici carsiche sopra il rione di Selz. Si trovava nella zona del monte Sopra Selz-monte Debeli, un’area di oltre 6 chilometri quadrati. Un cruccio fino agli anni Novanta, non solo per il fatto che erano sempre molte le giornate in cui i militari si recavano sul posto per sparare, ma anche e soprattutto per l’andirivieni di mezzi cingolati e blindati che creavano non pochi fastidi e non pochi disagi.

“Poligono di Monte Sopra Selz: un pezzo di Carso eternamente in guerra”, era il titolo di un’assemblea che, il 3 gennaio 1990, venne organizzata dal comitato comunale del Pci. Ci sono ancora le presenze di questi manufatti che sono lì, senza che nessuno abbia pensato di cancellarli e di fare della collina che sovrasta la città un vero e proprio parco naturale. Lungo salita Doberdò, ad esempio, si trova ancora il recinto nel quale venivano custoditi i carri e, all’interno, il ricovero per i soldati. Poco più avanti la postazione per l’artiglieria, alcune casematte, perfino la segnaletica militare. Ormai tutto risulta dismesso, senza che nessuno ci metta piede ormai da anni. A parte, come detto, chi abbandona, settimana dopo settimana, rifiuti di ogni genere. —

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