Nell’Archivio degli scrittori la tesi di Stuparich e le famose gambe che ispirarono Montale

TRIESTE C’è quanto rimane delle biblioteche di Italo Svevo, con tanto di sottolineature di suo pugno, e di Scipio Slataper, con sue annotazioni. Ci sono gli sterminati diari di Biagio Marin, la tesi di laurea di Giani Stuparich, alcuni oggetti personali appartenuti a Fulvio Tomizza, una copia di “Ossi di seppia” con la dedica di Eugenio Montale a Gerti Frankl, la giovane austriaca di origini ebraiche che fu musa ispiratrice all’interno della Bloomsbury triestina degli anni Venti coagulatasi intorno a Bobi Bazlen. C’è la foto che Gerti scattò alle gambe della misteriosa Dora Markus e che ispirò a Montale l’omonima lirica. Ci sono, ancora, il progetto di Pietro Nobile per la chiesa di Sant’Antonio Nuovo, uno splendido ritratto di Dario De Tuoni dipinto nel 1946 da Adolfo Levier, antesignano della “modernità” a Trieste, e uno di Tullio Reggente raffigurato da Bruno Chersicla nel 1980.
Sono circa diecimila i volumi, cui si aggiunge una sezione iconografica – proveniente principalmente dal Fondo Antonio Fonda Savio – di circa 560 esemplari tra dipinti, stampe, disegni, carte geografiche, diplomi, ritratti, vignette satiriche: l’Archivio degli scrittori e della cultura regionale fondato dal professor Elvio Guagnini è una sorta di Sacro Graal per chi si occupa d’arte e letteratura locale. D’ora in poi potrà essere sfruttato appieno da studiosi e appassionati, grazie a una nuova collocazione all’interno della biblioteca universitaria di Studi umanistici, negli edifici di recente ristrutturati di via Lazzaretto Vecchio 8.

La nuova sede sarà inaugurata venerdì 14 giugno alle 11.30, dopo un delicato lavoro di trasloco dell’Archivio, che è soggetto alla tutela della Soprintendenza archivistica per il Friuli Venezia Giulia. «L’operazione ha richiesto un lungo studio preliminare per individuare i nuovi ambienti e progettare la disposizione dei materiali, cercando di dare continuità ai fondi per quanto permesso dagli spazi – spiega Paolo Quazzolo, coordinatore del Sistema museale d’ateneo –. Abbiamo organizzato l’Archivio su livelli diversi: in magazzino teniamo i fondi meno richiesti, nelle sale di consultazione i più gettonati». L’Archivio è entrato a far parte del patrimonio dell’Università di Trieste nel 2012; a raccogliere questo prezioso materiale è stata l’associazione “Archivio e centro di documentazione della cultura regionale”, fondata nel 1991 da alcuni docenti dell’allora dipartimento di Italianistica, che ha accolto lasciti e donazioni degli eredi di alcuni tra i protagonisti della storia letteraria e culturale della nostra regione.

Proprio tra il’91 e il’94 infatti la figlia di Svevo, Letizia, fa al dipartimento un’importante donazione: la biblioteca, la collezione di dipinti, stampe, carte geografiche e manoscritti, alcune fotografie, lettere, curiosità e documenti appartenuti al marito Antonio Fonda Savio, rilevante figura nel contesto storico e politico della città. A quel nucleo portante se ne aggiungono altri e altri ancora: oggi i fondi custoditi spaziano da Giorgio Voghera a Claudio Magris, da Scipio Slataper a Marisa Madieri. L’Archivio è vivo e in continua evoluzione, evidenzia Maria Pinzani, dell’ufficio Servizi per la divulgazione scientifica: da un lato si arricchisce sempre di nuove donazioni, dall’altro il suo patrimonio viene valorizzato attraverso mostre documentarie, in collaborazione con la biblioteca statale “Stelio Crise” , e con le pubblicazioni di testi inediti e rari che Edizioni Università di Trieste (Eut) propone nella collana “Archivio degli scrittori e della cultura regionale” anche ad accesso aperto nell’archivio digitale dell’ateneo triestino OpenstarTs (www. openstarts. units. it). –
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