Neonato morto, sarà decisiva l’autopsia

Fissata in un primo tempo per mercoledì, l’autopsia sul corpicino del neonato morto durante il parto all’ospedale di San Polo è stata rinviata a data da destinarsi. La Procura della Repubblica di Gorizia, alla quale la coppia di mancati genitori (lui di Monfalcone, lei di Trieste), aveva presentato un esposto, ha deciso di procedere con un incidente probatorio. Un meccanismo processuale che consente alle parti poter nominare un perito di propria fiducia da affiancare l’anatomopatologo incaricato dal magistrato inquirente di effettuare l’esame necrocopico. Sembrerebbe infatti che il legale della coppia abbia intenzione di muoversi in tal senso, mentre per quando riguarda l’Azienda sanitaria isontina, chiamata in causa dalla coppia, non pare abbia preso al momento alcuna decisione. Il legale dell’Ass, a ieri mattina, non aveva ricevuto alcun incarico da parte della direzione sanitaria.
L’esposto presentato dai mancati genitori tramite un avvocato di fiducia è finalizzato ad accertare eventuali responsabilità nella morte del neonato, avvenuta nel reparto di ostetricia dell’ospedale di San Polo l’8 ottobre durante le fasi di un parto cesareo di emergenza deciso in quanto la donna, giunta al nono mese di gravidanza, era stata colta da una forte emorragia. Le cartelle clinica del caso sono già state poste sotto sequestro dalla polizia giudiziaria.
L’autopsia è volta ad accertare il momento esatto in cui è avvenuto il decesso, se prima del parto, durante l’intervento chirurgico oppure subito dopo che il bambino è venuto alla luce. Il primario del Punto nascita del San Polo, Attilio D’Atri, definendo questa morte «un evento raro e imprevedibile» afferma che l’equipe si è trovata di fronte a un’inserzione velamentosa del cordone ombelicale». In pratica, il funicolo non era congiunto al centro della placenta, ma in posizione marginale. Quando si è rotto il sacco amniotico, è sempre la spiegazione del medico, si è pure spezzato il cordone ombelicale dove passano i vasi sanguigni che nella vita intrauterina appartengono alla circolazione fetale.
Proprio la mattina dell’8 ottobre la partoriente, la cui gravidanza era stata definita “a rischio”, si era sottoposta a un nuovo monitoraggio al termine del quale era stata invitata a fare rientro a casa. Attorno alle 22 si sono manifestate le doglie, e con esse la perdita delle acque e una copiosa emorragia. Immediata la telefonata del marito al reparto di Ostetricia del San Polo per spiegare la situazione. «La porti in ospedale» è stata la risposta ricevuta. Quindi la corsa in auto al San Polo dove la partoriente, dopo una visita ambulatoriale e con l’emorragia ancora in corso, è stata portata in sala operatoria per il parto cesareo.
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