Nicolucci: «In Israele matrice di sinistra»

«Cara sinistra, guarda quali sono stati i tuoi rapporti con il sionismo». Questo il provocatorio invito con il quale ieri l'analista Fabio Nicolucci, ospite del tradizionale appuntamento del lunedì organizzato dal Centro studi Dialoghi europei, ha aperto l'incontro col pubblico incentrato sul suo libro intitolato "La sinistra e Israele. La frontiera morale dell'Occidente".
«Negare, da parte della sinistra, l'esistenza di una comune matrice fra sinistra e Israele significa rimuovere una parte della storia - ha spiegato, dopo che il giornalista Pier Luigi Sabatti ha introdotto il tema - perciò sono critico con la sinistra italiana ed europea, perché bisogna definirsi, darsi un'identità, trovare un luogo, che per me non può essere altro che l'Occidente». «E di questo Occidente - ha aggiunto - Israele è la componente occidentale. Chiamarsi occidentali non significa aprire un conflitto di culture, ma riconoscere un rapporto con lo stato di Israele e con il movimento sionista, altrimenti la sinistra non potrà mai trovare un luogo nel mondo dove collocarsi».
Dopo un breve intervento del presidente di "Dialoghi europei" Giorgio Rossetti, che ha detto che «non solo la sinistra è chiamata a definire un nuovo rapporto con l'Occidente e all'interno dell'Occidente», Nicolucci, che è esperto di relazioni internazionali, politica e sicurezza del Medio Oriente, ha ricordato che «in Israele la democrazia esiste ed è forte. Certo, esistono diseguaglianze sociali, ma come accade dappertutto».
«La perfezione non esiste ma sotto il profilo formale - ha sottolineato - i diritti fondamentali nello Stato di Israele sono garantiti». Nicolucci ha poi posto all'attenzione di un pubblico che ha riempito tutti i posti della Sala Tessitori della Regione il fatto che «in Israele esistono e operano ministri di origine araba. Il che conferma che in quello Stato c'è rispetto senza distinzioni». Rispondendo poi alle molte domande che gli sono state rivolte, il relatore, che è anche editorialista de "Il Messaggero" e "Il Mattino", ha spiegato che «per giudicare un Paese, soprattutto complesso come Israele, è indispensabile viverci per un periodo. Dall'esterno è difficile riuscire a distinguere la realtà di ogni giorno in Israele. Quella è una terra che può garantire risorse umane di grande valenza». Cambiando argomento, Nicolucci ha affermato che «i laburisti concepirono Israele come Paese democratico ed ebraico e a tutt'oggi le cose non sono cambiate».
«Certo, la situazione internazionale impone al governo israeliano di creare un forte sistema di servizi segreti, fattore che probabilmente non è molto gradito dalla sinistra italiana - ha concluso - ma indispensabile e al contempo condizionante per la politica israeliana». (u.s.)
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