Niqab e burqa da vietare nei luoghi pubblici: la Regione Fvg approva la proposta di legge nazionale

La proposta passa con i soli voti della maggioranza: ora dovrà approdare in Parlamento. Scontro in aula. Il presidente Fedriga: «La norma non risolverà tutto ma va verso l’integrazione, che si fa facendo rispettare la legalità»

Valeria Pace
Ragazze con il niqab
Ragazze con il niqab

Patto, Pd e M5s escono dall’aula del Consiglio regionale, per protestare contro il tempismo della discussione del progetto di legge nazionale che vuole vietare niqāb e burqa in pubblico: tutto avviene durante la campagna elettorale a Monfalcone. Il provvedimento a prima firma del capogruppo della Lega, Antonio Calligaris, passa con i soli voti della maggioranza. Delle opposizioni rimangono Avs e Open sinistra Fvg, che votano no.

il presidente

Patto, Pd e M5s escono subito dopo le parole del capogruppo dem Diego Moretti: «Noi non ci stiamo, votatevela voi». Proprio allora il presidente della Regione Massimiliano Fedriga decide di prendere la parola. Esordisce con una domanda retorica: «Se questo progetto di legge sarà approvato dall’aula risponderà a tutti i problemi? No, ma va verso l’integrazione» non contro, come invece avevano sostenuto diversi esponenti di opposizione, argomentando che avrebbe semplicemente rafforzato radicalizzazioni. «Quando le regole vengono disattese, quando non ci sono, l’integrazione peggiora e non migliora» e si rischia di creare «ghetti senza legge», tuona il presidente.

Niqab a scuola, studentesse identificate all’ingresso a Monfalcone
Una ragazza con il niqāb. A Monfalcone la vicenda dei controlli a scuola è diventata un caso

Monfalcone

Il cuore del dissenso delle opposizioni però riguarda le tempistiche della calendarizzazione del voto, che coincidono con la campagna elettorale per le comunali a Monfalcone e la fretta di arrivare all’aula, senza nemmeno programmare audizioni.

Il rinnovo del Municipio è scattato in seguito all’elezione all’Europarlamento dell’ex sindaca Anna Maria Cisint, famosa a livello nazionale per le sue sortite anti-Islam. Le opposizioni accusano la maggioranza di voler solo varare una «legge bandiera» che gli faccia racimolare «qualche voto in più» senza veramente avere a cuore la situazione femminile. Enrico Bullian (Patto) affonda: «Se di sottomissione dobbiamo parlare c’è anche la sottomissione di Calligaris al Cisint-pensiero». E se dopo il voto in Commissione Cisint aveva attaccato Pd e Patto chiamandoli «conigli» per il mancato voto, Moretti, candidato sindaco nella città dei cantieri navali, in aula attacca così il suo sfidante: «È un coniglio Fasan che sfugge al confronto».

La campagna elettorale si prende la scena. E pure Cisint appare in galleria. Spicca, in un completo bianco, in piedi tra gli studenti dell’istituto Uccellis di Udine. La legge d’altronde ha origini a Monfalcone, è una risposta alla notizia che quattro ragazze si recavano a scuola con il volto coperto dal niqāb. Bullian e Moretti si erano detti contrari al velo integrale in classe e ribadiscono in aula la loro contrarietà, già espressa in Commissione. Calligaris attacca asserendo che sono contrari «solo a parole».

il dibattito

Chi si schiera per il no, come Furio Honsell (Open) ritiene che la proposta di Calligaris non ha altra finalità che «punire le quattro ragazze» le cui famiglie sono venute in Italia «per rendervi ricchi». Serena Pellegrino (Avs), relatrice di minoranza, che con la proposta di Calligaris «si specula politicamente sulla vita delle donne islamiche» senza nemmeno ascoltarle e affonda ricordando le molte proposte simili che da vent’anni si susseguono a Roma, «mai incardinate nelle aule parlamentari». Diversi interventi, tra cui quello di Rosaria Capozzi (M5s), rilevano come sia necessario integrare divieti con mediazione culturale e azioni positive, altrimenti le norme saranno aggirate o infrante lo stesso.

Il centrodestra è compatto a favore della legge. Oltre al proponente si esprimono Claudio Giacomelli, capogruppo di FdI, e Roberto Novelli (Fi), che ricorda che nel settembre 2018 da deputato aveva presentato una legge analoga e ribadisce la sua proposta di creare un tavolo di confronto con l’Islam per «eliminare qualsiasi ambiguità rispetto ai temi del terrorismo e della sottomissione delle donne». E Mauro Di Bert capogruppo della civica Fp esprime il suo «appoggio incondizionato a questa legge».

Scoppia la bagarre in aula però quando Pellegrino equipara «i passamontagna degli ultras violenti, le sciarpe e i cappucci delle baby gang e i caschi della polizia senza codice identificativo». Michele Lobianco (Fi) non si contiene, nemmeno dopo i ripetuti appelli alla calma del presidente Mauro Bordin. Giacomelli e poi anche l’assessore alla Sicurezza Pierpaolo Roberti prendono poi le distanze da quanto detto dall’esponente di sinistra nei loro interventi.

La Lega

Arriva da Roma la reazione di Marco Dreosto, senatore del Carroccio e coordinatore Fvg del partito con l’approvazione di questa norma «ribadiamo il nostro impegno per essere sempre dalla parte dei cittadini e della loro sicurezza». E spunta anche una nota di Cisint, che parla di «una battaglia di civiltà che difende le donne dall’oppressione di un certo islam radicale» e accusa la sinistra di «strizzargli l’occhio». —

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