Non pagò le tasse, lo Stato le prende la villa

Tutto confiscato per le tasse non pagate. La villa a Duino, alcuni magazzini e anche una Volvo station wagon. Così si è conclusa la vicenda di Dianne Judith Thomas, 54 anni, cittadina inglese, fino al 2012 titolare della rinomata scuola di lingue denominata “Experience english”, frequentata da centinaia di studenti.
Ieri mattina è stata data esecuzione al provvedimento del Tribunale che ha, di fatto, confermato il sequestro disposto ancora nel settembre del 2012 dal gip su richiesta del pm Federico Frezza. Il provvedimento di confisca mette fine alla vicenda che aveva visto coinvolto l’istituto di lingue straniere che era stato sottoposto a verifica fiscale da parte delle Fiamme Gialle triestine per gli anni d’imposta compresi tra il 2006 ed il 2012. Secondo gli accertamenti dei finanzieri della compagnia di Prosecco la cittadina inglese aveva in sostanza evaso per l’anno 2010 oltre 130mila euro di imposte: quasi 66 mila euro di Iva che non aveva versato e altrettanti di Irpef, anche questa mai pagata.
Ma Dianne Judith Thomas è stata, come dire, alla fine “sfortunata”. Gli effetti del procedimento penale per evasione fiscale infatti sono stati inaspriti fin dalla legge Finanziaria del 2008: in pratica lo Stato, fin da subito, può applicare il sequestro dei beni di chi si sia reso responsabile di reati di natura fiscale in misura pari alle imposte evase. Si tratta di una misura simile a quella presa in caso di reati di mafia che sta venendo via via estesa anche a numerose altre fattispecie di reato, tra le quali, appunto, i reati tributari.
Il blitz dei finanzieri di Prosecco era scattato nel mese di giugno del 2012. I militari si erano presentati una mattina a scuola, che era stata pure chiusa improvvisamente. La titolare, cittadina inglese appunto, abitante in Italia da molti anni, in quei giorni si trovava alle Barbados per organizzare un soggiorno di studio. Tornata in Italia, le era stato consegnato un verbale dell’Ispettorato del lavoro. Anche perché era emerso che quattro, tra insegnanti e segretarie, erano irregolari.
Dagli accertamenti, gli investigatori avevano poi scoperto che la scuola, essendo registrata e avendo sede legale in Inghilterra, operava in Italia senza partita Iva. «Ho sempre pagato le tasse regolari in Gran Bretagna e nessuno per anni ha mai avuto nulla da dire», aveva replicato nella circostanza Thomas che si era subito rivolta a uno studio legale.
Poi, solo grazie al reperimento dei documenti rinvenuti sui personal computer della scuola, i militari erano riusciti a ricostruire il volume di affari conseguito in Italia, ammontante a quasi due milioni e mezzo di euro di ricavi per oltre 180 mila euro di Iva, nonché ad accertare e segnalare agli uffici competenti l’impiego di 30 lavoratori “in nero”.
In effetti la gran parte dell’attività esercitata dalla scuola di inglese di Sistiana si è sempre svolta all’estero soprattutto durante l’estate, quando gli studenti frequentavano i corsi di lingua negli istituti più prestigiosi, sia in Gran Bretagna che negli Usa. Va aggiunto inoltre che, a differenza di quanto accade in Italia, in Gran Bretagna le attività culturali come le scuole di lingue sono esenti da Iva.
Insomma, un ginepraio tra le norme tributarie italiane e quelle inglesi. Ma per il fisco italiano queste giustificazioni non hanno alcun senso. Da qui appunto il procedimento penale, il sequestro preventivo della villa e pure dell’auto e ora la confisca dei beni. Ora tutto è dello Stato.
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