«Non perdono chi ha investito Valentina»

GRADISCA. Poco dopo il terribile impatto l'auto rallenta, accenna quasi a fermarsi. Ma è solo un attimo. Quindi il conducente riprende la sua folle corsa, imbocca una strada senza uscita e, sentendosi braccato, arriva persino al punto di tagliare attraverso i giardini pubblici del parco della Rotonda pur di darsi alla fuga. Alle sue spalle, riversa sull'asfalto, c'è Valentina Pugliese, una giovane gradiscana di 24 anni che da quella notte da incubo non si è mai piu' risvegliata, strappata alla vita da un'auto-pirata. Sono questi alcuni dei dettagli più salienti che compaiono negli atti depositati al Tribunale di Gorizia in vista del processo che vede imputato il 34enne Massimiliano Cesari, operaio di Mariano del Friuli: su di lui pendono le accuse di omicidio colposo, omissione di soccorso e fuga in quel maledetto, piovoso lunedi sera che ha spento per sempre il luminoso sorriso di Valentina, dopo due settimane di coma per le gravissime lesioni causate dal sinistro. La prima udienza del processo è fissata per domani. Quella tragedia della strada ha suscitato e tuttora suscita profondo dolore nell'Isontino. Sia per l'affetto e la stima di tanti nei confronti di “Vale”, conosciutissima barista della Fortezza, sia per le modalità con cui si sono svolti i fatti. Prima di mettersi alla guida, sono sempre le testimonianze agli atti a raccontarlo, Cesari avrebbe consumato più di qualche alcolico in compagnia di un amico. Quello stesso amico che il giorno dopo, preso dal rimorso e convinto dai genitori, si è presentato spontaneamente ai carabinieri di Mariano del Friuli, scelta che ha infine indotto anche Cesari a fare altrettanto, oltre 10 ore dopo l'incidente. Dieci ore dopo quella assurda traiettoria che ha sbalzato “Vale”, con l'automobile che – anziché seguire la curva a sinistra – ha continuato insipiegabilmente a tenere la destra sino a centrare la giovane che si accingeva a salire sulla sua Panda. Pur in sosta non consentita, né l'automobile né la ragazza costituivano un ingombro della sede stradale, secondo le dichiarazioni degli agenti della Polstrada. Secondo i testimoni, come detto, la vettura condotta da Cesari pochi istanti dopo l'impatto avrebbe solamente accennato a rallentare, prima di una fuga disperata e – chissà - consapevole. Il papà di Valentina, Salvatore, rompe un lungo silenzio per raccontare il suo stato d'animo. La sua vita, come quella della moglie Cinzia e della primogenita Rossella, è cambiata per sempre. «È un dolore lancinante, che non si può spiegare – ci dice Salvatore, per tutti “Sasà” -. Posso però ringraziare ancora una volta tutta la comunità di Gradisca per averci dimostrato quanto voleva bene a Valentina e ne vuole alla nostra famiglia». Salvatore Pugliese si dice fiducioso sul fatto che la giustizia faccia il proprio corso. A ferire i familiari di Valentina è anche l'indifferenza di Cesari nei confronti del loro dolore. «Si è tanto parlato di una lettera di pentimento che ci avrebbe fatto pervenire, ma posso assicurare che noi non abbiamo visto nulla». Anche il legale della famiglia si attende giustizia. «L'avvocato mi ha detto che in tanti anni di sinistri non aveva mai incontrato una condotta così discutibile di un imputato sia nei fatti, purtroppo tragici per Valentina e per tutti noi, sia nei comportamenti che sono seguiti alla tragedia», conclude Salvatore Pugliese.
Luigi Murciano
Riproduzione riservata © Il Piccolo