«Non riesco ancora a capacitarmi di quanto accaduto»
«Questa è una cosa grave, gravissima, per Gorizia». «È andata bene, ma poteva andare molto peggio». «Non riusciamo a capacitarci di quanto è accaduto: una cosa del genere, da noi, non è mai capitata». «È inconcepibile». «Si deve sapere che queste cose possono succedere anche qui, scrivetelo: scrivetelo sul giornale. Fatelo in prima pagina».
Frasi sparse, raccolte ieri mattina a casa di Carlo P. L’uomo ha voluto raccontare al Piccolo quanto accaduto, lo ha fatto chiedendo in cambio, come unica cautela, la non identificabilità sua e della sua famiglia. Il giorno dopo aver visto piovere dal cielo un sasso sul parabrezza della propria macchina, in casa di Carlo P. regna un sentimento misto di rabbia e frustrazione. Rabbia per quello che è successo. Frustrazione per non poter fare niente più di quanto già non sia stato fatto per tentare di dare un volto al responsabile del gesto. Il suv nero con il parabrezza incrinato si trova in garage. La quantificazione economica dei danni deve essere ancora eseguita. Il cristallo presenta una vistosa rientranza all’altezza dello sguardo del passeggero. Da qui si diramano a ragnatela le crepe. Una fenditura attraversa in diagonale tutto il vetro fino ad arrivare all’angolo opposto. L’energia si è dispersa su tutta la superficie del parabrezza e questo gli ha permesso di reggere all’urto. Ora il cristallo dovrà essere sostituito. La Jeep dovrà essere portata in officina anche per riparare l’ammaccatura al tetto provocata dal rimbalzo del sasso. «Non pensiamo siano state due pietre. Deve essere stata una sola: quella che abbiamo raccolto. Gli agenti sloveni l’hanno misurata e l’hanno tenuta come prova. Aveva una lunghezza di 20 centimetri e una larghezza di 10. Poteva fare un danno ben maggiore. Per fortuna, però, a parte lo choc e qualche lieve ferita, siamo ancora tutti qui, vivi, e possiamo raccontare quest’assurda storia».
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