Novità da Seattle Un vaccino contro la cocaina
di Mauro Giacca
Giunge dal Congresso della Società americana di terapia genica, conclusosi lo scorso sabato a Seattle, una rivoluzionaria proposta per il trattamento della dipendenza da cocaina, la droga ricreazionale seconda solo alla marijuana per consumo nel mondo. Nel Sudamerica, le foglie della pianta di coca erano note fin dall’antichità per la loro capacità di alleviare la fatica, ed ancora oggi ai visitatori delle Ande vengono offerte foglie di coca, da masticare insieme al bicarbonato, per combattere i sintomi del mal di montagna. Estratta da queste piante, la cocaina viene oggi illegalmente utilizzata come droga in virtù della sua marcata capacità di stimolare il sistema nervoso centrale. A livello cerebrale, la droga determina l’accumulo di molti neurotrasmettitori, e in particolare della dopamina: questa aumenta i livelli di attenzione, la sensazione di energia, e induce uno stato di benessere. Nel corso dei secoli, la cocaina è stata largamente consumata nella società occidentale: utilizzata e lodata per le sue proprietà persino da Papa Leone XIII, ha rappresentato uno dei due ingredienti (insieme alla caffeina) che hanno generato il nome e fatto la fortuna della Coca-Cola: fino al 1903, questa bevanda conteneva una considerevole quantità di cocaina (9 mg per bicchiere – oggi, la cocaina non è più presente, ma rimangono nella Coca-Cola una serie di sostanze aromatizzanti estratte dalle foglie di coca). Per la sua capacità di stimolare le aree cerebrali che influenzano il comportamento, la cocaina è seconda solo all’eroina per pericolosità e capacità di indurre dipendenza, una condizione per cui non esistono rimedi medici. Rivoluzionaria, quindi, la proposta presentata dal gruppo di Ronald Crystal, un ricercatore di New York, di combattere la dipendenza da cocaina mediante una vaccinazione. Crystal ha utilizzato un virus inattivato per veicolare all’interno dell’organismo un analogo della cocaina al fine di indurre una risposta immunitaria contro questa sostanza. Questo vaccino, provato per ora nei topi e nelle scimmie, stimola la produzione di alte quantità di anticorpi, tali da bloccare la cocaina assunta ed impedirne l’arrivo al cervello. Ancor più significativo, gli animali trattati con questo vaccino perdono qualsiasi motivazione ad assumere la droga, e risultano quindi curati dalla dipendenza. Difficile capire se e quando questo innovativo approccio giungerà all’uomo. Importanti però le implicazioni filosofiche e culturali, perché per la prima volta un vaccino viene utilizzato non per prevenire una malattia ma per influenzare un’abitudine comportamentale.
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