«Nulla di anomalo dal test effettuato lo scorso anno»

«Posso solo dire che l’elettrocardiogramma al quale si era sottoposto Eugenio Rossetti nel 2015 era assolutamente normale». A parlare è il cardiologo Massimo Zecchin, responsabile del Servizio di aritmologia del Dipartimento cardiovascolare dell’Azienda sanitaria universitaria integrata diretto da Gianfranco Sinagra. Il medico triestino è un esperto in materia di aritmie e solo due giorni fa ha preso parte a un meeting per discutere di morte improvvisa in ambito sportivo, durante il quale è stato affrontato anche il caso del giovane cestista triestino.
«In questo momento non dispongo di elementi che permettano di formulare delle ipotesi su quanto accaduto a Brescia - spiega il cardiologo -, anche se in linea generale questi eventi sono causati da un’anomalia cardiaca congenita o da un’infiammazione del cuore, la cosiddetta miocardite, condizioni che possono essere anche del tutto misconosciute». L’elettrocardiogramma rimane un esame fondamentale per l’attività di prevenzione, al quale ci si deve continuare ad affidare. «L’Ecg permette di identificare moltissime anomalie elettriche e strutturali del cuore - conferma Zecchin -. È un esame che inoltre può fornire degli indizi per scoprire alcune specifiche malattie. La cardiopatia ipertrofica, ad esempio, è diventata negli Stati Uniti la prima causa di morte improvvisa fra gli sportivi, non essendo questi obbligati a eseguire determinate attività di screening». Ci sono altri esami che possono rivelarsi utili per determinare l’inefficienza del muscolo cardiaco, come l’ecografia, considerata un esame di secondo livello, e come la prova da sforzo, utile soprattutto dopo i quarant’anni d’età. «La risonanza magnetica del cuore rientra fra gli esami più avanzati - continua il cardiologo - che vengono prescritti in presenza di aritmie particolarmente gravi, per verificare l’eventuale presenza di tessuto fibroso che potrebbe portare all’arresto cardiaco». Ciò che risulta difficile da accettare è che nessun esame potrà scongiurare definitivamente determinati accadimenti, che per fortuna rimangono molto rari. Specie in Italia, dove le misure diagnostiche per gli sportivi sono obbligatorie. «La prevenzione è necessaria per escludere determinate patologie - sottolinea Zecchin - ma non bisogna fare allarmismo. L’attività sportiva continua a rappresentare un importante fattore protettivo rispetto alle patologie cardiache e per questo deve essere incentivata». L’esperto di aritmie sottolinea infine l’importanza della presenza del defibrillatore all’interno degli impianti sportivi. «Gli esiti di un arresto cardiaco - le sue parole - cambiano drasticamente se il cuore viene defibrillato nei primi cinque, dieci minuti. Un massaggio cardiaco eseguito correttamente può garantire un po’ più di tempo a disposizione, ma non tutti sono in grado di farlo. Il defibrillatore automatico, invece, è facile da utilizzare e può fare la differenza fra la vita e la morte». (lu.sa.)
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