Nuova disputa in vista: la salsiccia di cragno

Il termine ultimo per risolvere la questione in modo amichevole scadeva ieri. E tutto fa intendere che una nuova guerra, per mesi sopita da una tregua, è pronta a scoppiare. Una guerra “alimentare”,...

Il termine ultimo per risolvere la questione in modo amichevole scadeva ieri. E tutto fa intendere che una nuova guerra, per mesi sopita da una tregua, è pronta a scoppiare. Una guerra “alimentare”, quella tra Slovenia e Croazia, che dopo il vino Terrano sarà rinfocolata dal pomo della discordia della salsiccia di cragno, la slovena “Kranjska klobasa” o la croata “Kranjska kobasica”. «La Kranjska va all’arbitraggio», ha annunciato la tv pubblica croata, Hrt, illustrando per sommi capi la lunga storia della diatriba che divide Lubiana e Zagabria. «Noi», Zagabria, «abbiamo suggerito che» in Croazia» l’insaccato «venga prodotto con il nome di hrvatska o classica Kranjska kobasica, ma la Slovenia non demorde». Non demorde perché Lubiana rivendica la paternità della “Kranjska klobasa”, «internazionalmente il prodotto sloveno più conosciuto», ricorda il sito turistico “Slovenia.si”. E oltre a rivendicare la primogenitura, nel febbraio 2012 la Slovenia aveva anche presentato domanda all’Ue affinché alla sua klobasa venisse concesso il marchio europeo di “denominazione di origine protetta”, eliminando così la possibilità di produrre la salsiccia all’estero. Porte dunque da chiudere, almeno secondo Lubiana, alla Croazia, dove un pugno di salumifici producono la Kranjska kobasica, per un giro d’affari di 8-10 milioni di euro all’anno. Un volume significativo, che aveva spinto Zagabria a presentare a Bruxelles un’obiezione nei confronti della richiesta slovena. Sarà dunque arbitrato? «Lo confermo», chiarisce al telefono Ana Ahcin, project manager dell’Associazione commerciale slovena dei produttori della Kranjska klobasa. Tutto inutile. Zagabria «ha rifiutato», suggerendo «hrvatska Kranjska kobasica» e scontrandosi con il muro sloveno. «Ora il tempo per raggiungere un’intesa è finito, la questione è delegata alla Commissione europea», ribadisce Ahcin. E «siamo al 100% sicuri» che Bruxelles darà ragione alla Slovenia. Dopo simili baruffe e il raggiungimento di «accordi con la Germania e l’Austria, anche la Croazia deve rispettare le regole Ue, non importa quanto sia ampia la loro produzione. E sono certa che la protezione» europea, chiosa con fermezza Ahcin, «sarà nostra». (s.g.)

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